NCIS: Quando si infrangono le regole 2/3
May. 18th, 2008 06:53 pm![[identity profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/openid.png)
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Titolo: Seconda parte (Shalom)
Genere: malinconico, triste, romantico
Rating: per tutti
Avvisi: AU, ambientata tra la fine della terza e l'inizio della quarta stagione
Personaggi: Kate Todd, L.J. Gibbs
N. parole: 1.655
Genere: malinconico, triste, romantico
Rating: per tutti
Avvisi: AU, ambientata tra la fine della terza e l'inizio della quarta stagione
Personaggi: Kate Todd, L.J. Gibbs
N. parole: 1.655
Parte seconda (Shalom)
Quattro mesi dopo le dimissioni di Gibbs, i membri della squadra stavano ancora cercando di assestarsi nei loro nuovi ruoli. DiNozzo cercava di emulare il suo predecessore nell'abbigliamento e nei modi, mentre McGee imitava il vecchio Tony e dava il tormento all'agente Lee, la “pivella” che il direttore aveva assegnato temporaneamente alla squadra. Ducky era meno loquace del solito, e Abby aveva messo una foto di Gibbs come salvaschermo di tutti i computer del laboratorio. Nessuno di loro poteva guardare la scrivania che ora era di Tony senza immaginare per un momento che ci fosse seduto dietro Gibbs, ad abbaiare ordini come faceva di solito. Kate da parte sua si era buttata sul lavoro, per non pensare al fallimento della sua vita sentimentale. Prima dell'esplosione si sentiva felice, avere accanto un uomo come Gibbs le dava quella sensazione di sicurezza che aveva smesso di provare un anno prima, quando Ari Aswari l'aveva quasi uccisa. Adesso, se si fermava a riflettere si rendeva conto di avere trentatré anni, un lavoro che spesso la teneva impegnata anche nei week end, e nessuno a casa ad aspettarla alla sera. Abby aveva cercato di coinvolgerla in qualcuna delle sue serate ma, per quanto fossero amiche, erano troppo diverse perché lei potesse trovarsi a suo agio con gli eclettici amici della giovane Goth. Ancora peggio, prima di partire per un convegno sulla sicurezza, Tony aveva cercato di convincerla ad uscire con un suo amico.
“Se DiNozzo si preoccupa per me, sono davvero in cattive acque”, pensò ironicamente, prima di aprire la cartella di documenti che aveva sulla scrivania e immergercisi dentro.
Poco dopo arrivò Abby, in impaziente attesa del ritorno del capo dal convegno. Tony era mancato per due intere settimane e i restanti membri del team, già abbastanza scossi per aver perso Gibbs, non vedevano l'ora di riprendere una certa normalità.
Il campanello dell'ascensore attirò l'attenzione dei presenti, che trattennero il respiro mentre si apriva la porta.
- Sei tornato! - esclamò felicemente Abby, correndogli incontro ed abbracciandolo stretto fino a quando lui non si lamentò di non riuscire a respirare.
Kate sospirò, aveva sperato che durante le due settimane di assenza avesse ripreso ad essere il solito Tony, ma il vecchio DiNozzo non avrebbe mai indossato una polo, bevuto caffè e ripreso McGee per aver giocato sul computer dell'ufficio. Terminati i convenevoli si resero tutti conto che Ziva era terribilmente in ritardo, e doveva essere successo qualcosa. Man mano che arrivavano notizie inquietanti, nessuno di loro ebbe dubbi sul fatto che qualcuno si stesse dando da fare per incastrare l'agente di collegamento tra il Mossad e l'NCIS, ma senza parlare con lei non avevano i presupposti per capire chi c'era dietro a quella brutta storia.
Ufficialmente l'NCIS collaborava con l'FBI, ma due giorni dopo il team si era riunito di nascosto in sala autopsie per decidere il da farsi. Era stato allora che Abby aveva confessato di avere un numero di telefono con cui contattare Ziva, ma nessuno di loro si era aspettato che si fosse rifugiata a casa di Gibbs o che lui fosse tornato dal Messico per aiutarla.
Kate era impallidita, non era pronta ad affrontarlo e avrebbe rimandato l'inevitabile in ogni modo possibile.
- Kate, che stai facendo? Il boss ci aspetta! - esclamò DiNozzo quando si accorse che non si era mossa.
Se fosse stata sufficientemente sicura di se, Tony non avrebbe obiettato.
- Io resto qui, se sparissimo tutti sarebbe sospetto. Gli agenti dell'FBI non sono stupidi, inoltre potrebbe saltare fuori qualche notizia importante nel frattempo.
Tony la squadrò per un attimo, non del tutto convinto, ma lasciare qualcuno al quartier generale poteva essere una buona idea.
- Ok, agente Todd, sarai la nostra talpa in agenzia.
Kate si era sentita sollevata per un po', almeno fino a quando non aveva visto gli agenti dell'FBI partire di corsa, in seguito ad una soffiata anonima. Da allora aveva tentato più volte di contattare Gibbs e Ziva sul numero che le aveva dato Abby, ma aveva raggiunto solo una casella vocale. Era terribilmente preoccupata, apparentemente negli ultimi mesi Gibbs aveva vissuto in Messico, insieme al suo vecchio mentore, senz'altro da fare che bere e sistemare il tetto della baracca che Mike Franks chiamava casa. Non avrebbero dovuto permettergli di andare da solo con Ziva, confidando nel fatto che fosse ancora lo stesso Gibbs che aveva insegnato loro tutto quello che sapevano. Probabilmente non lo era più, e loro erano stati degli incoscienti.
Era ormai sera inoltrata, l'edificio si era svuotato, tranne per pochi agenti ancora impegnati con le scartoffie che accompagnavano il loro lavoro. Kate trovò Tony e Ducky che discutevano accanto alle scale che portavano all'MTAC e all'ufficio del direttore. Sembrava che Tony fosse giunto alla sua stessa conclusione, mentre descriveva l'aspetto di Gibbs quando lo aveva visto ore prima. La reazione di Ducky alle sue parole la colpì, era come quando Gibbs spuntava all'improvviso mentre stavano dicendo qualcosa di compromettente, con il risultato di far guadagnare a DiNozzo un bello scappellotto e a lei una pila di rapporti in più da compilare.
Si volse lentamente, e lui era li, con un sorriso divertito sul volto. La barba e i capelli lunghi gli davano un'aria rilassata, così come la camicia bianca fuori dai jeans evidenziava l'abbronzatura. Appena lo vide, Tony lo abbracciò di slancio, felice che fosse tutto intero, mentre lei restava ferma, in silenzio, con il cuore che faceva capriole nel petto, incapace di dire o fare qualsiasi cosa.
Quando Tony lo lasciò andare, fu Ducky a farsi avanti. Kate sapeva quanto gli era mancato l'amico e provò un senso di rabbia quando vide l'anziano patologo irrigidirsi, mentre Gibbs gli diceva che non intendeva restare. Poi i loro occhi si incrociarono, c'era una scintilla in quelli chiari di lui ma si spense appena incontrò l'ostilità in quelli di Kate. Senza indugiare oltre salì in fretta le scale, concentrato sulla sua missione. “Non è cambiato affatto, nonostante le apparenze”, fu il pensiero di Kate mentre si avviava alla scrivania di Tony e cercava il numero del solito fornitore di cibo cinese da asporto. Non aveva dubbi sul fatto che sarebbe stata una lunga nottata.
Alla fine era andato tutto bene: Abby e McGee erano riusciti a rintracciare il nascondiglio dell'ex agente del Mossad che aveva messo in mezzo Ziva, e anche se non erano arrivati in tempo per evitare che uccidesse il mandante, sembrava che la giovane israeliana avesse imparato qualcosa nell'ultimo anno, dal momento che aveva nascosto su di se un registratore. Adesso Tony e Ziva erano nell'ufficio del direttore, Ducky era andato a casa, Abby dormiva sul pavimento del suo laboratorio, e lei e McGee erano impegnati a compilare rapporti. Kate non aveva idea di dove fosse Gibbs, non lo vedeva da quando erano tornati al quartier generale e non sapeva se esserne lieta o disturbata. Lo scarso scambio di battute tra loro aveva riguardato esclusivamente il caso. Lui aveva detto a tutti, ripetutamente, che non sarebbe rimasto, per cui poteva essere ancora da qualche parte nell'edificio o diretto all'aeroporto, non si sarebbe stupita se avesse optato per quest'ultima scelta, evitando così di dover salutare o peggio, dare spiegazioni.
L'esclamazione di McGee la distolse dai suoi pensieri.
- Boss!
- Tim, ti sembro ancora il tuo capo? - chiese lui con un sorriso ironico facendo arrossire il poveretto che, non sapendo come replicare, rimase zitto.
Gibbs avanzò fino alla scrivania di Kate e si fermò davanti a lei.
- Posso parlarti in privato?
Lei alzò lo sguardo stupita, ma non intendeva cedere.
- Non credo ci sia niente da dire, Gibbs.
Lui appoggiò le mani alla scrivania e si sporse verso di lei, con un'espressione indecifrabile. Parlò a voce molto bassa, in modo da farsi sentire solo da lei.
- Se cambi idea, la mia porta è aperta.
Avrebbe voluto restare impassibile ma sentì la propria voce chiedere:
- Non torni in Messico?
Lui fece un sorriso soddisfatto, come quando metteva alle corde un sospettato.
- Ho prima delle cose da fare, per un paio di settimane sarò a casa.
Si raddrizzò e fece i pochi passi che lo separavano dalla scrivania di McGee tirando fuori dalla tasca un biglietto che gli porse, dicendo:
- C'è un aereo che mi aspetta, dai questo a DiNozzo per me.
McGee lo prese prontamente.
- Si capo!
Gibbs lo guardò storto e si affrettò a rettificare. Lui annuì e si volse, diretto all'ascensore, gli occhi dei due agenti fissi sulla sua schiena.
Durante la prima settimana, Kate era stata tentata di dirlo almeno a Ducky, ma poi si era resa conto che questo avrebbe creato soltanto un'altra frattura tra i due vecchi amici, e non voleva essere responsabile di una cosa del genere. Non sapeva cosa fare e, non potendosi confidare con nessuno, era in balia di sentimenti altalenanti. Non aveva smesso di provare dei sentimenti per lui da un giorno all'altro, solo perché se n'era andato senza una parola. Non era così egoista da non capire quali motivazioni lo avevano spinto a farlo. Aveva accuratamente evitato per giorni di avvicinarsi alla parte della città in cui abitava, ma non era facile resistere alla tentazione. Forse parlargli avrebbe risolto le cose tra loro. Salì in macchina e attraversò la città, determinata a sapere cosa voleva dirle.
Stava per parcheggiare, quando notò il cartello piantato davanti alla casa. Non aveva bisogno di parlargli, per sapere che questa era la conclusione di qualsiasi illusione si fosse fatta venendo qui. Gibbs sarebbe presto tornato in Messico per restarci e lei doveva decidersi ad andare avanti con la propria vita, magari accettare persino di uscire con uno degli amici di DiNozzo.
“Se DiNozzo si preoccupa per me, sono davvero in cattive acque”, pensò ironicamente, prima di aprire la cartella di documenti che aveva sulla scrivania e immergercisi dentro.
Poco dopo arrivò Abby, in impaziente attesa del ritorno del capo dal convegno. Tony era mancato per due intere settimane e i restanti membri del team, già abbastanza scossi per aver perso Gibbs, non vedevano l'ora di riprendere una certa normalità.
Il campanello dell'ascensore attirò l'attenzione dei presenti, che trattennero il respiro mentre si apriva la porta.
- Sei tornato! - esclamò felicemente Abby, correndogli incontro ed abbracciandolo stretto fino a quando lui non si lamentò di non riuscire a respirare.
Kate sospirò, aveva sperato che durante le due settimane di assenza avesse ripreso ad essere il solito Tony, ma il vecchio DiNozzo non avrebbe mai indossato una polo, bevuto caffè e ripreso McGee per aver giocato sul computer dell'ufficio. Terminati i convenevoli si resero tutti conto che Ziva era terribilmente in ritardo, e doveva essere successo qualcosa. Man mano che arrivavano notizie inquietanti, nessuno di loro ebbe dubbi sul fatto che qualcuno si stesse dando da fare per incastrare l'agente di collegamento tra il Mossad e l'NCIS, ma senza parlare con lei non avevano i presupposti per capire chi c'era dietro a quella brutta storia.
Ufficialmente l'NCIS collaborava con l'FBI, ma due giorni dopo il team si era riunito di nascosto in sala autopsie per decidere il da farsi. Era stato allora che Abby aveva confessato di avere un numero di telefono con cui contattare Ziva, ma nessuno di loro si era aspettato che si fosse rifugiata a casa di Gibbs o che lui fosse tornato dal Messico per aiutarla.
Kate era impallidita, non era pronta ad affrontarlo e avrebbe rimandato l'inevitabile in ogni modo possibile.
- Kate, che stai facendo? Il boss ci aspetta! - esclamò DiNozzo quando si accorse che non si era mossa.
Se fosse stata sufficientemente sicura di se, Tony non avrebbe obiettato.
- Io resto qui, se sparissimo tutti sarebbe sospetto. Gli agenti dell'FBI non sono stupidi, inoltre potrebbe saltare fuori qualche notizia importante nel frattempo.
Tony la squadrò per un attimo, non del tutto convinto, ma lasciare qualcuno al quartier generale poteva essere una buona idea.
- Ok, agente Todd, sarai la nostra talpa in agenzia.
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Kate si era sentita sollevata per un po', almeno fino a quando non aveva visto gli agenti dell'FBI partire di corsa, in seguito ad una soffiata anonima. Da allora aveva tentato più volte di contattare Gibbs e Ziva sul numero che le aveva dato Abby, ma aveva raggiunto solo una casella vocale. Era terribilmente preoccupata, apparentemente negli ultimi mesi Gibbs aveva vissuto in Messico, insieme al suo vecchio mentore, senz'altro da fare che bere e sistemare il tetto della baracca che Mike Franks chiamava casa. Non avrebbero dovuto permettergli di andare da solo con Ziva, confidando nel fatto che fosse ancora lo stesso Gibbs che aveva insegnato loro tutto quello che sapevano. Probabilmente non lo era più, e loro erano stati degli incoscienti.
Era ormai sera inoltrata, l'edificio si era svuotato, tranne per pochi agenti ancora impegnati con le scartoffie che accompagnavano il loro lavoro. Kate trovò Tony e Ducky che discutevano accanto alle scale che portavano all'MTAC e all'ufficio del direttore. Sembrava che Tony fosse giunto alla sua stessa conclusione, mentre descriveva l'aspetto di Gibbs quando lo aveva visto ore prima. La reazione di Ducky alle sue parole la colpì, era come quando Gibbs spuntava all'improvviso mentre stavano dicendo qualcosa di compromettente, con il risultato di far guadagnare a DiNozzo un bello scappellotto e a lei una pila di rapporti in più da compilare.
Si volse lentamente, e lui era li, con un sorriso divertito sul volto. La barba e i capelli lunghi gli davano un'aria rilassata, così come la camicia bianca fuori dai jeans evidenziava l'abbronzatura. Appena lo vide, Tony lo abbracciò di slancio, felice che fosse tutto intero, mentre lei restava ferma, in silenzio, con il cuore che faceva capriole nel petto, incapace di dire o fare qualsiasi cosa.
Quando Tony lo lasciò andare, fu Ducky a farsi avanti. Kate sapeva quanto gli era mancato l'amico e provò un senso di rabbia quando vide l'anziano patologo irrigidirsi, mentre Gibbs gli diceva che non intendeva restare. Poi i loro occhi si incrociarono, c'era una scintilla in quelli chiari di lui ma si spense appena incontrò l'ostilità in quelli di Kate. Senza indugiare oltre salì in fretta le scale, concentrato sulla sua missione. “Non è cambiato affatto, nonostante le apparenze”, fu il pensiero di Kate mentre si avviava alla scrivania di Tony e cercava il numero del solito fornitore di cibo cinese da asporto. Non aveva dubbi sul fatto che sarebbe stata una lunga nottata.
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Alla fine era andato tutto bene: Abby e McGee erano riusciti a rintracciare il nascondiglio dell'ex agente del Mossad che aveva messo in mezzo Ziva, e anche se non erano arrivati in tempo per evitare che uccidesse il mandante, sembrava che la giovane israeliana avesse imparato qualcosa nell'ultimo anno, dal momento che aveva nascosto su di se un registratore. Adesso Tony e Ziva erano nell'ufficio del direttore, Ducky era andato a casa, Abby dormiva sul pavimento del suo laboratorio, e lei e McGee erano impegnati a compilare rapporti. Kate non aveva idea di dove fosse Gibbs, non lo vedeva da quando erano tornati al quartier generale e non sapeva se esserne lieta o disturbata. Lo scarso scambio di battute tra loro aveva riguardato esclusivamente il caso. Lui aveva detto a tutti, ripetutamente, che non sarebbe rimasto, per cui poteva essere ancora da qualche parte nell'edificio o diretto all'aeroporto, non si sarebbe stupita se avesse optato per quest'ultima scelta, evitando così di dover salutare o peggio, dare spiegazioni.
L'esclamazione di McGee la distolse dai suoi pensieri.
- Boss!
- Tim, ti sembro ancora il tuo capo? - chiese lui con un sorriso ironico facendo arrossire il poveretto che, non sapendo come replicare, rimase zitto.
Gibbs avanzò fino alla scrivania di Kate e si fermò davanti a lei.
- Posso parlarti in privato?
Lei alzò lo sguardo stupita, ma non intendeva cedere.
- Non credo ci sia niente da dire, Gibbs.
Lui appoggiò le mani alla scrivania e si sporse verso di lei, con un'espressione indecifrabile. Parlò a voce molto bassa, in modo da farsi sentire solo da lei.
- Se cambi idea, la mia porta è aperta.
Avrebbe voluto restare impassibile ma sentì la propria voce chiedere:
- Non torni in Messico?
Lui fece un sorriso soddisfatto, come quando metteva alle corde un sospettato.
- Ho prima delle cose da fare, per un paio di settimane sarò a casa.
Si raddrizzò e fece i pochi passi che lo separavano dalla scrivania di McGee tirando fuori dalla tasca un biglietto che gli porse, dicendo:
- C'è un aereo che mi aspetta, dai questo a DiNozzo per me.
McGee lo prese prontamente.
- Si capo!
Gibbs lo guardò storto e si affrettò a rettificare. Lui annuì e si volse, diretto all'ascensore, gli occhi dei due agenti fissi sulla sua schiena.
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Durante la prima settimana, Kate era stata tentata di dirlo almeno a Ducky, ma poi si era resa conto che questo avrebbe creato soltanto un'altra frattura tra i due vecchi amici, e non voleva essere responsabile di una cosa del genere. Non sapeva cosa fare e, non potendosi confidare con nessuno, era in balia di sentimenti altalenanti. Non aveva smesso di provare dei sentimenti per lui da un giorno all'altro, solo perché se n'era andato senza una parola. Non era così egoista da non capire quali motivazioni lo avevano spinto a farlo. Aveva accuratamente evitato per giorni di avvicinarsi alla parte della città in cui abitava, ma non era facile resistere alla tentazione. Forse parlargli avrebbe risolto le cose tra loro. Salì in macchina e attraversò la città, determinata a sapere cosa voleva dirle.
Stava per parcheggiare, quando notò il cartello piantato davanti alla casa. Non aveva bisogno di parlargli, per sapere che questa era la conclusione di qualsiasi illusione si fosse fatta venendo qui. Gibbs sarebbe presto tornato in Messico per restarci e lei doveva decidersi ad andare avanti con la propria vita, magari accettare persino di uscire con uno degli amici di DiNozzo.
18 maggio 2008