Domaris68 (
domaris68.livejournal.com) wrote in
speakingofdreams2009-03-12 11:36 pm
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NCIS: Interlude 1/?

Titolo: Ricordi accavallati
Genere: malinconico, romantico
Rating: per tutti
Avvisi: AU, spoilers sesta stagione
Personaggi del capitolo: Gibbs, Mike Franks
N. parole: 2.814
Note: Non conosco lo spagnolo, le parole riportate nei dialoghi (evidenziate in italico) sono state controllate con un traduttore online. Per chi avesse difficoltà a capire alla fine di ogni capitolo troverete la traduzione.
Genere: malinconico, romantico
Rating: per tutti
Avvisi: AU, spoilers sesta stagione
Personaggi del capitolo: Gibbs, Mike Franks
N. parole: 2.814
Note: Non conosco lo spagnolo, le parole riportate nei dialoghi (evidenziate in italico) sono state controllate con un traduttore online. Per chi avesse difficoltà a capire alla fine di ogni capitolo troverete la traduzione.
Ricordi accavallati
Mike era sdraiato al sole, lo sguardo rivolto al mare, ogni tanto beveva un sorso di birra dalla bottiglia che teneva in mano, nonostante avesse smesso di essere fresca da parecchio tempo. I pensieri rivolti a pochi giorni prima, quando Jethro Gibbs era venuto a bussare alla sua porta, chiedendo ospitalità per qualche tempo. L'aspetto apparentemente rilassato dell'uomo più giovane non coincideva con l'ombra che si leggeva chiaramente nei suoi occhi, anche se non era preoccupato per lui quanto lo era stato quindici anni prima. Allora aveva temuto che finisse con il fare un gesto sconsiderato, adesso più che altro si chiedeva quanto avrebbe resistito in un ambiente così statico. Lui aveva imparato ad amare la tranquillità di quel piccolo pezzo di mondo: la spiaggia, il suono delle onde, lo scricchiolare del legno della casa. Le visite della giovane Camila che gli portava le provviste e la posta, e quando proprio era stanco di stare solo, le sortite al bar di Carlos. Al pivello non si addiceva l'inattività, starsene seduto su una sdraio a contemplare il mare lo avrebbe stancato non appena avesse fatto ordine nella sua testa.
Proprio in quel momento Gibbs uscì dalla porta con due bottiglie di birra gelata tra le mani e si sedette sulle assi che circondavano la casa, lo sguardo perso verso l'orizzonte.
- Intendi berle entrambe, pivello? - gli chiese Mike con noncuranza.
Lui si guardò le mani, come se avesse dimenticato di aver preso le bottiglie e gliene passò una, borbottando.
- A questo ritmo domani qualcuno dovrà andare in paese.
- Parla per te, sei tu che mi stai facendo fuori le scorte, - ribatté Mike, accendendosi una sigaretta.
Gibbs scosse le spalle, disinteressato. Fare conversazione non era tra le sue priorità, anche se non era del tutto certo di sapere cosa potesse esserlo al momento. Nella testa aveva una grande confusione, i ricordi accavallati di due vite diverse.
Shannon e Kelly facevano parte del passato, quando era un sergente dei Marines che aveva una famiglia a cui tornare. Se chiudeva gli occhi le rivedeva durante la loro ultima vacanza insieme, prima della sua partenza per il Medio Oriente. Le corse a cavallo sulla spiaggia, se stesso che insegnava a Kelly a pescare, le risate e la felicità che avevano condiviso. Non gli sembrava possibile che fossero passati quindici anni da quei momenti, che avesse perso entrambe in modo così crudele. Al momento questi erano i ricordi più vivi, quelli a cui si era aggrappato. Ma ce n'erano molti altri a cui dare un nome. Le donne che aveva sposato nell'illusione di riuscire a ricreare quello che aveva avuto. Matrimoni destinati a fallire sin dal primo istante, ma solo dopo aver divorziato per la terza volta ne aveva capito la futilità. Poi c'era la donna che, per un attimo, aveva creduto fosse Shannon. Sapeva di aver avuto una relazione con lei perché aveva nella testa delle immagini di loro due insieme a Parigi e in altri posti. Jenny Shepard, sua partner in Europa e attuale direttore dell'NCIS. Gli era parso che si aspettasse qualcosa da lui ma non sapeva cosa, la loro relazione era stata molto tempo prima e lui era sicuro di averla considerata conclusa.
Anche altri si erano aspettati qualcosa da lui, le persone che facevano parte della vita che aveva condotto negli ultimi anni, soprattutto quelle con cui lavorava e che erano diventati la famiglia che, in campo personale, non era stato capace di ricostruirsi. Ma erano giovani e non avevano veramente bisogno di lui. Che ora non aveva nulla da dare a nessuno.
Per questo era venuto in Messico, lontano da obblighi e doveri. Qui non doveva rendere conto a nessuno, era libero di passare il tempo a guardare il mare in silenzio, e quando i ricordi attaccavano il suo cervello c'erano la birra e la tequila a tenerli a bada. E Mike con cui scambiare qualche parola, quando il silenzio diventava troppo schiacciante.
Si volse ad osservare l'uomo che gli aveva permesso di vendicare la sua famiglia e gli aveva insegnato un mestiere che aveva ridato significato alla sua vita.
“Almeno per un po' ”, ricordò amaramente, ripensando agli avvenimenti degli ultimi giorni trascorsi a Washington, l'assurda decisione di lasciar morire tanti giovani in un attacco terroristico che avrebbe potuto essere prevenuto, soltanto per non far trapelare nulla. Il disgusto che aveva provato in quel momento era stato tale che sentiva ancora l'acido in bocca. Era stato allora che aveva capito perché Mike aveva mollato e si era rintanato in Messico. Era meglio ignorare quanto succedeva piuttosto che venire assaliti da quel senso di inadeguatezza, di inutilità.
Prima che i suoi pensieri giungessero troppo vicini all'autocommiserazione, venne interrotto da Mike.
- Pivello, tocca a te cucinare questa sera.
Gibbs rispose con un grugnito, ma si alzò e si avviò dentro casa. Ne riuscì pochi minuti dopo, con due piatti di tortillas ripiene, scongelate nel microonde.
Franks era tentato di fare un commento ironico sulle capacità culinarie dell'altro uomo ma si trattenne, doveva prima dargli modo di ritrovare se stesso.
La notte scese lentamente sui due uomini silenziosi, persi ognuno nei propri pensieri. Mike fumò un'ultima sigaretta, prima di decidere di alzarsi e andare a dormire nel suo letto. Era troppo vecchio per dormire sulle assi di legno come sembrava essersi abituato a fare il pivello. Probabilmente a casa si addormentava spesso sulle assi della barca in costruzione, ma un letto era una delle poche comodità a cui lui non intendeva rinunciare.
Gibbs rimase dov'era, lo sguardo fisso sulla scia di luce riflessa dall'acqua, i pensieri rivolti al passato.
Proprio in quel momento Gibbs uscì dalla porta con due bottiglie di birra gelata tra le mani e si sedette sulle assi che circondavano la casa, lo sguardo perso verso l'orizzonte.
- Intendi berle entrambe, pivello? - gli chiese Mike con noncuranza.
Lui si guardò le mani, come se avesse dimenticato di aver preso le bottiglie e gliene passò una, borbottando.
- A questo ritmo domani qualcuno dovrà andare in paese.
- Parla per te, sei tu che mi stai facendo fuori le scorte, - ribatté Mike, accendendosi una sigaretta.
Gibbs scosse le spalle, disinteressato. Fare conversazione non era tra le sue priorità, anche se non era del tutto certo di sapere cosa potesse esserlo al momento. Nella testa aveva una grande confusione, i ricordi accavallati di due vite diverse.
Shannon e Kelly facevano parte del passato, quando era un sergente dei Marines che aveva una famiglia a cui tornare. Se chiudeva gli occhi le rivedeva durante la loro ultima vacanza insieme, prima della sua partenza per il Medio Oriente. Le corse a cavallo sulla spiaggia, se stesso che insegnava a Kelly a pescare, le risate e la felicità che avevano condiviso. Non gli sembrava possibile che fossero passati quindici anni da quei momenti, che avesse perso entrambe in modo così crudele. Al momento questi erano i ricordi più vivi, quelli a cui si era aggrappato. Ma ce n'erano molti altri a cui dare un nome. Le donne che aveva sposato nell'illusione di riuscire a ricreare quello che aveva avuto. Matrimoni destinati a fallire sin dal primo istante, ma solo dopo aver divorziato per la terza volta ne aveva capito la futilità. Poi c'era la donna che, per un attimo, aveva creduto fosse Shannon. Sapeva di aver avuto una relazione con lei perché aveva nella testa delle immagini di loro due insieme a Parigi e in altri posti. Jenny Shepard, sua partner in Europa e attuale direttore dell'NCIS. Gli era parso che si aspettasse qualcosa da lui ma non sapeva cosa, la loro relazione era stata molto tempo prima e lui era sicuro di averla considerata conclusa.
Anche altri si erano aspettati qualcosa da lui, le persone che facevano parte della vita che aveva condotto negli ultimi anni, soprattutto quelle con cui lavorava e che erano diventati la famiglia che, in campo personale, non era stato capace di ricostruirsi. Ma erano giovani e non avevano veramente bisogno di lui. Che ora non aveva nulla da dare a nessuno.
Per questo era venuto in Messico, lontano da obblighi e doveri. Qui non doveva rendere conto a nessuno, era libero di passare il tempo a guardare il mare in silenzio, e quando i ricordi attaccavano il suo cervello c'erano la birra e la tequila a tenerli a bada. E Mike con cui scambiare qualche parola, quando il silenzio diventava troppo schiacciante.
Si volse ad osservare l'uomo che gli aveva permesso di vendicare la sua famiglia e gli aveva insegnato un mestiere che aveva ridato significato alla sua vita.
“Almeno per un po' ”, ricordò amaramente, ripensando agli avvenimenti degli ultimi giorni trascorsi a Washington, l'assurda decisione di lasciar morire tanti giovani in un attacco terroristico che avrebbe potuto essere prevenuto, soltanto per non far trapelare nulla. Il disgusto che aveva provato in quel momento era stato tale che sentiva ancora l'acido in bocca. Era stato allora che aveva capito perché Mike aveva mollato e si era rintanato in Messico. Era meglio ignorare quanto succedeva piuttosto che venire assaliti da quel senso di inadeguatezza, di inutilità.
Prima che i suoi pensieri giungessero troppo vicini all'autocommiserazione, venne interrotto da Mike.
- Pivello, tocca a te cucinare questa sera.
Gibbs rispose con un grugnito, ma si alzò e si avviò dentro casa. Ne riuscì pochi minuti dopo, con due piatti di tortillas ripiene, scongelate nel microonde.
Franks era tentato di fare un commento ironico sulle capacità culinarie dell'altro uomo ma si trattenne, doveva prima dargli modo di ritrovare se stesso.
La notte scese lentamente sui due uomini silenziosi, persi ognuno nei propri pensieri. Mike fumò un'ultima sigaretta, prima di decidere di alzarsi e andare a dormire nel suo letto. Era troppo vecchio per dormire sulle assi di legno come sembrava essersi abituato a fare il pivello. Probabilmente a casa si addormentava spesso sulle assi della barca in costruzione, ma un letto era una delle poche comodità a cui lui non intendeva rinunciare.
Gibbs rimase dov'era, lo sguardo fisso sulla scia di luce riflessa dall'acqua, i pensieri rivolti al passato.
* * * * *
I giorni sembravano scorrere tutti uguali. Al mattino Mike faceva qualche lavoro in casa, il che consisteva più che altro nello spazzare i pavimenti e la raccolta delle bottiglie vuote che il giorno precedente avevano disseminato in giro, mentre Gibbs andava a sedersi sulle rocce, con i piedi in acqua. Dopo pranzo, generalmente un panino e una birra, sedevano entrambi all'ombra della casa, appisolandosi per il troppo caldo. Nel tardo pomeriggio lasciavano il riparo e tra un silenzio e l'altro bevevano fino a quando la posizione del sole ricordava loro che era ora di cena.
Persino per Mike questa routine stava diventando eccessiva. La pigra vita messicana gli piaceva innegabilmente, o non si sarebbe mai trasferito in quel posto, ma gli piacevano anche le fieste e le serate da Carlos con le bevute in compagnia di gente allegra e pronta ad offrire un altro giro. Per questo dopo pranzo, invece di mettersi all'ombra a fumare, si diresse verso il vecchio camion sgangherato con cui era arrivato dagli States anni prima, e aprì il cofano per vedere se fosse in grado di portarli in paese senza saltargli sotto al sedere.
- Ancora ti fidi ad andare in giro con quel coso? - gli chiese l'altro, appoggiandosi alla casa e incrociando le braccia, con l'intenzione di starlo a guardare mentre armeggiava.
- Potresti anche renderti utile, visto che ti ospito gratis, - fu l'inevitabile risposta di Mike.
La pazienza non era mai stata una sua virtù e si stava stancando di camminare sulle uova in casa propria.
L'altro si scostò dal muro e con un'indolenza di cui DiNozzo sarebbe andato fiero, si avvicinò per dare un'occhiata.
- Quand'è stata l'ultima volta che l'hai fatto revisionare? - chiese, dopo aver notato lo strato di sabbia che ricopriva tutto il vano motore.
- Mai, - replicò indignato Mike, prima di aggiungere orgogliosamente: - mi sono sempre occupato personalmente del mio mezzo di trasporto.
Gibbs si lasciò andare ad una risata.
- Questo spiega molte cose. Questo catorcio non andrà da nessuna parte a meno che tu non abbia almeno delle candele di riserva e del nastro isolante termo resistente per tappare temporaneamente la falla del radiatore.
- Tu credi? - domandò ironicamente l'altro rientrando in casa.
Ne riemerse poco dopo con una cassetta polverosa, che passò a Gibbs con un'occhiata significativa, prima di togliersi dalle tasche un pacchetto di sigarette ed accendersene una.
Osservò da vicino per qualche minuto poi, soddisfatto, andò a sistemarsi all'ombra, dove precedentemente era stato l'amico.
- Pivello, il bar di Carlos apre alle cinque. Se non ti sbrighi perderemo i posti migliori.
Gibbs alzò lo sguardo dal cofano e lo puntò su Mike, in un silenzioso scontro di volontà. Qualche attimo dopo annuì impercettibilmente, sconfitto, e riprese a lavorare. Cinque minuti dopo apparve davanti ai suoi occhi una birra gelata che accettò con gratitudine e scolò in poche sorsate prima di riprendere.
Trascorse più di un'ora prima che Gibbs richiudesse il cofano con un tonfo e provasse ad avviare il motore. Non faceva un bel suono, ma per il momento poteva bastare. Decise che se Mike avesse voluto un lavoro migliore, avrebbe fatto meglio a farselo da solo. O meglio a portare quel rottame da un vero meccanico, sempre che ne esistessero nei paraggi. Si tolse la camicia intrisa di sabbia e sudore e si diresse alla spiaggia, intenzionato a farsi un bagno rinfrescante.
Mike, l'ennesima sigaretta in bocca, fece un mezzo sorriso compiaciuto. Un uomo che costruiva barche in cantina, stava decisamente meglio quando aveva qualcosa da fare.
Più tardi, indossato qualcosa di pulito, tentarono la sorte e, saliti sul vecchio camion, si diressero in paese. Erano in ritardo e le strade erano intasate di gente festante che non si spostava nemmeno davanti al grosso mezzo. Parcheggiarono in una stradina laterale e si incamminarono in mezzo alla folla. Il bar, un locale tipico con le panche di legno, era pieno di gente che beveva birra e tequila e parlava ad alta voce. Quando entrarono i due americani si volsero tutti a guardarli ma, riconoscendo Franks, si disinteressarono presto a loro, a parte alcuni che salutarono Mike e lo invitarono ad unirsi alla compagnia. Lui strinse mani e sorrise a tutti, rispondendo che lo avrebbe fatto più tardi, quando Gibbs sarebbe stato abbastanza ubriaco da smettere di essere, almeno per un poco, il vecchio orso associale che era di solito. I due amici raggiunsero il bancone e si accomodarono sugli sgabelli.
- Señor Franks, cominciavo a credere che fosse tornato negli Estados Unidos para siempre! - esclamò il barista, parlando un misto di inglese e spagnolo con un forte accento.
- E abbandonare questo paradiso? Là non lasciano nemmeno fumare in pace! - rispose con una smorfia, prima di presentargli Gibbs e chiedere una bottiglia di tequila.
Lui scambiò poche parole di circostanza con Carlos, poi lasciò Mike ad intrattenere l'amichevole barista, mentre lui si versava una generosa dose di tequila.
Non gli era mai piaciuto particolarmente il rumoroso vociare dei locali pubblici e per un momento rimpianse il suo scantinato, dove poteva bere da solo o in compagnia di Fornell o qualcuno dei suoi vecchi amici, e smaltire la sbornia carteggiando la struttura della sua barca. Ma non voleva pensare alla casa di Washington e a tutti i ricordi che conteneva. Due o tre bicchieri ancora e avrebbe ottenuto lo scopo di dimenticare tutto, almeno per quella sera. Qualche ora dopo Mike dovette sorreggerlo fino al camion, una volta a destinazione lo depositò di peso sul materasso che fungeva da letto per gli ospiti e tornò all'aperto, a fumarsi un'ultima sigaretta. Per quella notte Gibbs non avrebbe avuto incubi e ricordi a tormentarlo, ma sicuramente l'avrebbe scontato l'indomani con un mal di testa di proporzioni giganti. Anche il miglior anestetico aveva le sue contro indicazioni, ragionò Franks spegnendo il mozzicone sotto una scarpa e andando a dormire a sua volta.
Persino per Mike questa routine stava diventando eccessiva. La pigra vita messicana gli piaceva innegabilmente, o non si sarebbe mai trasferito in quel posto, ma gli piacevano anche le fieste e le serate da Carlos con le bevute in compagnia di gente allegra e pronta ad offrire un altro giro. Per questo dopo pranzo, invece di mettersi all'ombra a fumare, si diresse verso il vecchio camion sgangherato con cui era arrivato dagli States anni prima, e aprì il cofano per vedere se fosse in grado di portarli in paese senza saltargli sotto al sedere.
- Ancora ti fidi ad andare in giro con quel coso? - gli chiese l'altro, appoggiandosi alla casa e incrociando le braccia, con l'intenzione di starlo a guardare mentre armeggiava.
- Potresti anche renderti utile, visto che ti ospito gratis, - fu l'inevitabile risposta di Mike.
La pazienza non era mai stata una sua virtù e si stava stancando di camminare sulle uova in casa propria.
L'altro si scostò dal muro e con un'indolenza di cui DiNozzo sarebbe andato fiero, si avvicinò per dare un'occhiata.
- Quand'è stata l'ultima volta che l'hai fatto revisionare? - chiese, dopo aver notato lo strato di sabbia che ricopriva tutto il vano motore.
- Mai, - replicò indignato Mike, prima di aggiungere orgogliosamente: - mi sono sempre occupato personalmente del mio mezzo di trasporto.
Gibbs si lasciò andare ad una risata.
- Questo spiega molte cose. Questo catorcio non andrà da nessuna parte a meno che tu non abbia almeno delle candele di riserva e del nastro isolante termo resistente per tappare temporaneamente la falla del radiatore.
- Tu credi? - domandò ironicamente l'altro rientrando in casa.
Ne riemerse poco dopo con una cassetta polverosa, che passò a Gibbs con un'occhiata significativa, prima di togliersi dalle tasche un pacchetto di sigarette ed accendersene una.
Osservò da vicino per qualche minuto poi, soddisfatto, andò a sistemarsi all'ombra, dove precedentemente era stato l'amico.
- Pivello, il bar di Carlos apre alle cinque. Se non ti sbrighi perderemo i posti migliori.
Gibbs alzò lo sguardo dal cofano e lo puntò su Mike, in un silenzioso scontro di volontà. Qualche attimo dopo annuì impercettibilmente, sconfitto, e riprese a lavorare. Cinque minuti dopo apparve davanti ai suoi occhi una birra gelata che accettò con gratitudine e scolò in poche sorsate prima di riprendere.
Trascorse più di un'ora prima che Gibbs richiudesse il cofano con un tonfo e provasse ad avviare il motore. Non faceva un bel suono, ma per il momento poteva bastare. Decise che se Mike avesse voluto un lavoro migliore, avrebbe fatto meglio a farselo da solo. O meglio a portare quel rottame da un vero meccanico, sempre che ne esistessero nei paraggi. Si tolse la camicia intrisa di sabbia e sudore e si diresse alla spiaggia, intenzionato a farsi un bagno rinfrescante.
Mike, l'ennesima sigaretta in bocca, fece un mezzo sorriso compiaciuto. Un uomo che costruiva barche in cantina, stava decisamente meglio quando aveva qualcosa da fare.
Più tardi, indossato qualcosa di pulito, tentarono la sorte e, saliti sul vecchio camion, si diressero in paese. Erano in ritardo e le strade erano intasate di gente festante che non si spostava nemmeno davanti al grosso mezzo. Parcheggiarono in una stradina laterale e si incamminarono in mezzo alla folla. Il bar, un locale tipico con le panche di legno, era pieno di gente che beveva birra e tequila e parlava ad alta voce. Quando entrarono i due americani si volsero tutti a guardarli ma, riconoscendo Franks, si disinteressarono presto a loro, a parte alcuni che salutarono Mike e lo invitarono ad unirsi alla compagnia. Lui strinse mani e sorrise a tutti, rispondendo che lo avrebbe fatto più tardi, quando Gibbs sarebbe stato abbastanza ubriaco da smettere di essere, almeno per un poco, il vecchio orso associale che era di solito. I due amici raggiunsero il bancone e si accomodarono sugli sgabelli.
- Señor Franks, cominciavo a credere che fosse tornato negli Estados Unidos para siempre! - esclamò il barista, parlando un misto di inglese e spagnolo con un forte accento.
- E abbandonare questo paradiso? Là non lasciano nemmeno fumare in pace! - rispose con una smorfia, prima di presentargli Gibbs e chiedere una bottiglia di tequila.
Lui scambiò poche parole di circostanza con Carlos, poi lasciò Mike ad intrattenere l'amichevole barista, mentre lui si versava una generosa dose di tequila.
Non gli era mai piaciuto particolarmente il rumoroso vociare dei locali pubblici e per un momento rimpianse il suo scantinato, dove poteva bere da solo o in compagnia di Fornell o qualcuno dei suoi vecchi amici, e smaltire la sbornia carteggiando la struttura della sua barca. Ma non voleva pensare alla casa di Washington e a tutti i ricordi che conteneva. Due o tre bicchieri ancora e avrebbe ottenuto lo scopo di dimenticare tutto, almeno per quella sera. Qualche ora dopo Mike dovette sorreggerlo fino al camion, una volta a destinazione lo depositò di peso sul materasso che fungeva da letto per gli ospiti e tornò all'aperto, a fumarsi un'ultima sigaretta. Per quella notte Gibbs non avrebbe avuto incubi e ricordi a tormentarlo, ma sicuramente l'avrebbe scontato l'indomani con un mal di testa di proporzioni giganti. Anche il miglior anestetico aveva le sue contro indicazioni, ragionò Franks spegnendo il mozzicone sotto una scarpa e andando a dormire a sua volta.
* * * * *
Gibbs aprì gli occhi e li richiuse all'istante. La testa gli faceva un male d'inferno e la luce intensa che entrava dalla finestra gli feriva gli occhi. Con un grugnito si alzò e la testa prese a martellargli più forte. Tenendo gli occhi semichiusi si precipitò in bagno, dove rovistò nell'armadietto fino a trovare delle aspirine. Dopo averne ingerite un paio si diede un'occhiata nello specchio sopra al lavabo: aveva un aspetto orribile. Gli occhi rossi, profonde occhiaie scure, la barba incolta e i vestiti del giorno prima che puzzavano di sudore, alcool e fumo. Disgustato si tolse la camicia dalla testa, senza perdere tempo con i bottoni, seguita da tutto il resto prima di una doccia fredda da cui emerse pochi minuti dopo, sentendosi leggermente meglio.
Quando entrò nella piccola cucina di Mike sospirò di sollievo nel vedere la macchina del caffè pronta. Si versò una tazza fumante della sua bevanda preferita e ne bevve una lunga sorsata, chiudendo gli occhi mentre ne assaporava il forte gusto amaro.
- Non so proprio come fai a bere quella roba bollente, - commentò Mike dalla porta, tra un colpo di tosse e l'altro, una sigaretta accesa tra le mani.
L'altro fece una smorfia, il suono della voce dell'amico in quel momento non era affatto benvenuto e, senza rispondere, gli passò accanto e uscì all'aperto. La luce gli feriva ancora gli occhi, avrebbe fatto meglio a ricordarsi prima quanto odiava i postumi di una vera e propria sbornia, ormai però doveva pagarne le conseguenze. Decise di rilassare i muscoli facendo una corsa lungo la spiaggia. Non faceva allenamento da diverse settimane ormai, prima dell'esplosione, quindi partì con un ritmo lento e costante.
Mike scosse la testa, correre sotto quel sole poteva essere una buona idea solo per lui, un passo verso il ritrovamento dei suo equilibrio. Per quanto lo riguardava c'erano un paio di lavoretti leggeri che lo aspettavano in casa e un paio di birre nel frigo con il suo nome scritto sopra.
Gibbs corse fino a quando non sentì che i muscoli cominciavano a protestare, poi si lasciò andare sulla sabbia e aspettò che il respiro e il battito del cuore si normalizzassero. Era ben lontano dall'essere in forma ma, dopo il coma e l'inattività, non si poteva di certo lamentare. Lui era ancora vivo, al contrario dei marinai saltati in aria sull'incrociatore e di questo si sarebbe sempre considerato colpevole.
Il resto della giornata proseguì pigramente, ma Franks notò una certa irrequietudine nel comportamento di Gibbs, evidentemente la sua tolleranza all'ozio si stava assottigliando. Nel tardo pomeriggio videro avvicinarsi una nuvola di polvere lungo la strada, era la donna che un paio di volte al mese portava le provviste.
Camila sorrise vedendo arrivare i due uomini ad aiutarla.
- Hola, señores! - esclamò allegramente, guardando fisso Gibbs.
Mike le diede un'occhiataccia e le si parò davanti.
- Spero non ti sia dimenticata nulla questa volta, - esclamò con un pizzico di studiata irritazione.
Lei rise, facendo dondolare i riccioli scuri che le circondavano il viso.
- Señor Gibbs, como sopporti questo viejo scorbutico? - chiese, non rinunciando a punzecchiare Mike.
- Ci si abitua, suppongo, - replicò lui ricambiando il sorriso, mentre la donna gli toglieva di mano la bottiglia e beveva una lunga sorsata di birra prima di restituirgliela.
Camila li aiutò a sistemare in casa le provviste e si fermò a bere un'altra birra sulla spiaggia. La casa di Mike era sempre l'ultima che visitava durante i suoi giri e talvolta, come quella sera, poteva restare a scherzare e bere per un po', prima di tornare al lavoro.
Gibbs, seduto al solito posto, sulle assi del portico, osservava lei e Mike battibeccare. Camila Charo gli piaceva. Lavorava duramente, alla locanda e facendo commissioni per chi non amava o non poteva recarsi spesso in paese, ma era sempre piena di energia, allegra. E piaceva anche a Mike, nonostante fosse un vecchio orso quanto e più di lui.
Per questo tra una battuta e l'altra le chiese, a modo suo, di restare a cena:
- Dato che sei qui, potresti anche aiutarci a consumare qualcosa di quello che hai portato.
Camila scrollò la testa divertita, e rispose rivolta verso l'altro uomo.
- Debo volver a mi trabajo, ma una sera potete venire alla locanda. La cucina di Mariel es mejor di quello che cucinate voi.
Mike guardò a sua volta Gibbs prima di rispondere. Sembrava sorpreso, ma non disturbato dall'invito.
- Oh verremo di sicuro, ci si stanca in fretta dei suoi pasti al microonde!
Gibbs gli lanciò un'occhiataccia, ma annuì. Una cena decente non gli sarebbe dispiaciuta e la locanda era molto più tranquilla del bar di Carlos.
Più tardi, mentre come al solito erano seduti sotto le stelle a bere un'ultima birra prima di andare a dormire, Franks pensò di provare a stuzzicarlo.
- Pivello, Camila è una brava ragazza e...
Gibbs lo interruppe, irritato.
- Mi credi un'idiota, Mike? Ho abbastanza problemi a mettere ordine nei miei ricordi per pensare di aggiungercene altri.
- Vero, - concesse l'altro, - ma volevo essere sicuro che non ti facessi delle idee su di lei.
Lo sguardo di Gibbs si fece duro ma preferì non rispondere. La giovane donna messicana non correva nessun pericolo per quanto lo riguardava ed era certo che Mike Franks lo sapesse bene.
Quando entrò nella piccola cucina di Mike sospirò di sollievo nel vedere la macchina del caffè pronta. Si versò una tazza fumante della sua bevanda preferita e ne bevve una lunga sorsata, chiudendo gli occhi mentre ne assaporava il forte gusto amaro.
- Non so proprio come fai a bere quella roba bollente, - commentò Mike dalla porta, tra un colpo di tosse e l'altro, una sigaretta accesa tra le mani.
L'altro fece una smorfia, il suono della voce dell'amico in quel momento non era affatto benvenuto e, senza rispondere, gli passò accanto e uscì all'aperto. La luce gli feriva ancora gli occhi, avrebbe fatto meglio a ricordarsi prima quanto odiava i postumi di una vera e propria sbornia, ormai però doveva pagarne le conseguenze. Decise di rilassare i muscoli facendo una corsa lungo la spiaggia. Non faceva allenamento da diverse settimane ormai, prima dell'esplosione, quindi partì con un ritmo lento e costante.
Mike scosse la testa, correre sotto quel sole poteva essere una buona idea solo per lui, un passo verso il ritrovamento dei suo equilibrio. Per quanto lo riguardava c'erano un paio di lavoretti leggeri che lo aspettavano in casa e un paio di birre nel frigo con il suo nome scritto sopra.
Gibbs corse fino a quando non sentì che i muscoli cominciavano a protestare, poi si lasciò andare sulla sabbia e aspettò che il respiro e il battito del cuore si normalizzassero. Era ben lontano dall'essere in forma ma, dopo il coma e l'inattività, non si poteva di certo lamentare. Lui era ancora vivo, al contrario dei marinai saltati in aria sull'incrociatore e di questo si sarebbe sempre considerato colpevole.
Il resto della giornata proseguì pigramente, ma Franks notò una certa irrequietudine nel comportamento di Gibbs, evidentemente la sua tolleranza all'ozio si stava assottigliando. Nel tardo pomeriggio videro avvicinarsi una nuvola di polvere lungo la strada, era la donna che un paio di volte al mese portava le provviste.
Camila sorrise vedendo arrivare i due uomini ad aiutarla.
- Hola, señores! - esclamò allegramente, guardando fisso Gibbs.
Mike le diede un'occhiataccia e le si parò davanti.
- Spero non ti sia dimenticata nulla questa volta, - esclamò con un pizzico di studiata irritazione.
Lei rise, facendo dondolare i riccioli scuri che le circondavano il viso.
- Señor Gibbs, como sopporti questo viejo scorbutico? - chiese, non rinunciando a punzecchiare Mike.
- Ci si abitua, suppongo, - replicò lui ricambiando il sorriso, mentre la donna gli toglieva di mano la bottiglia e beveva una lunga sorsata di birra prima di restituirgliela.
Camila li aiutò a sistemare in casa le provviste e si fermò a bere un'altra birra sulla spiaggia. La casa di Mike era sempre l'ultima che visitava durante i suoi giri e talvolta, come quella sera, poteva restare a scherzare e bere per un po', prima di tornare al lavoro.
Gibbs, seduto al solito posto, sulle assi del portico, osservava lei e Mike battibeccare. Camila Charo gli piaceva. Lavorava duramente, alla locanda e facendo commissioni per chi non amava o non poteva recarsi spesso in paese, ma era sempre piena di energia, allegra. E piaceva anche a Mike, nonostante fosse un vecchio orso quanto e più di lui.
Per questo tra una battuta e l'altra le chiese, a modo suo, di restare a cena:
- Dato che sei qui, potresti anche aiutarci a consumare qualcosa di quello che hai portato.
Camila scrollò la testa divertita, e rispose rivolta verso l'altro uomo.
- Debo volver a mi trabajo, ma una sera potete venire alla locanda. La cucina di Mariel es mejor di quello che cucinate voi.
Mike guardò a sua volta Gibbs prima di rispondere. Sembrava sorpreso, ma non disturbato dall'invito.
- Oh verremo di sicuro, ci si stanca in fretta dei suoi pasti al microonde!
Gibbs gli lanciò un'occhiataccia, ma annuì. Una cena decente non gli sarebbe dispiaciuta e la locanda era molto più tranquilla del bar di Carlos.
Più tardi, mentre come al solito erano seduti sotto le stelle a bere un'ultima birra prima di andare a dormire, Franks pensò di provare a stuzzicarlo.
- Pivello, Camila è una brava ragazza e...
Gibbs lo interruppe, irritato.
- Mi credi un'idiota, Mike? Ho abbastanza problemi a mettere ordine nei miei ricordi per pensare di aggiungercene altri.
- Vero, - concesse l'altro, - ma volevo essere sicuro che non ti facessi delle idee su di lei.
Lo sguardo di Gibbs si fece duro ma preferì non rispondere. La giovane donna messicana non correva nessun pericolo per quanto lo riguardava ed era certo che Mike Franks lo sapesse bene.
Continua...
Leggenda parole/frasi in spagnolo:
Señor = signore
Estados Unidos = Stati Uniti
Para siempre = per sempre
Hola, señores! = salve signori!
Como = come
Viejo = vecchio
Debo volver a mi trabajo = devo tornare al mio lavoro
Es mejor = è meglio
Indice | Capitolo 2