Domaris68 (
domaris68.livejournal.com) wrote in
speakingofdreams2009-05-02 01:52 am
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NCIS: Interlude 3/?

Titolo: Visita inaspettata
Genere: malinconico, romantico
Rating: per tutti
Avvisi: AU, spoilers sesta stagione
Personaggi del capitolo: Gibbs, Mike Franks, Kate Todd
N. parole: 2.537
Note: Non conosco lo spagnolo, le parole riportate nei dialoghi (evidenziate in italico) sono state controllate con un traduttore online. Per chi avesse difficoltà a capire alla fine di ogni capitolo troverete la traduzione.
Genere: malinconico, romantico
Rating: per tutti
Avvisi: AU, spoilers sesta stagione
Personaggi del capitolo: Gibbs, Mike Franks, Kate Todd
N. parole: 2.537
Note: Non conosco lo spagnolo, le parole riportate nei dialoghi (evidenziate in italico) sono state controllate con un traduttore online. Per chi avesse difficoltà a capire alla fine di ogni capitolo troverete la traduzione.
Il capitolo successivo è soltanto abbozzato, quindi temo che dovrete avere molta pazienza...
Visita inaspettata
Il tetto necessitava ancora di parecchio lavoro, ma per il momento sulla spiaggia si sentiva soltanto il rumore delle onde che si frangevano contro le rocce che delimitavano la piccola insenatura. Mike si era addormentato sulla sdraio all'ombra, una bottiglia semi vuota in mano, mentre Gibbs sedeva al solito posto, sulle assi della veranda, una birra fredda tra le dita, i pensieri liberi di vagare e stranamente vuoti.
Era una sensazione sconcertante ma anche salutare. Per la prima volta in quasi tre mesi aveva la testa sgombra e non aveva nessuna fretta di porre fine a quel momento. Lasciò vagare lo sguardo sul panorama circostante. Mike aveva scelto bene quell'angolo di spiaggia, oltre il termine della strada sterrata che portava al villaggio. Qualche giorno prima, reso di pessimo umore dal suo martellare, gli aveva chiesto perché non si costruiva una casa propria li attorno. Gibbs in quel momento era stato abbastanza brillo da riderci su e minacciare di farlo sul serio ma era ben lontano dal pensare a fare progetti che andassero oltre la riparazione del tetto e forse, se Mike riusciva a persuaderlo, la costruzione di una mini piscina in tek.
Una scia di polvere lungo la strada attirò l'attenzione dell'ex marine. La seguì mentre proseguiva lungo la costa, aspettandosi da un momento all'altro che si interrompesse davanti ad una delle poche case seminascoste dalla vegetazione. Quando spuntò oltre l'ultima abitazione senza rallentare, Gibbs ne fu sorpreso.
- Hey Mike, aspettavi qualcuno? - gridò svegliando l'amico a cui cadde di mano la bottiglia infrangendosi per terra.
Lanciando qualche maledizione Franks si alzò e raggiunse Gibbs nel punto in cui si vedeva la strada.
- Sarà la tua signora direttore che viene a pregarti di tornare, - commentò ironicamente prima di tirare fuori di tasca un pacchetto di sigarette ed accendersene una.
Gibbs lo guardò male, ma decise di lasciar perdere.
Quando l'auto fu più vicina poterono vedere chiaramente che si trattava di quella di Camila e che portava con sé un passeggero.
- E' una donna, te l'ho detto che è il tuo direttore, - esclamò Mike, trionfante.
- Jenny non verrebbe mai fino a qui e non credo che mi vorrebbe indietro, - rispose a denti stretti, in attesa di scoprire di chi si trattasse, irritato per l'intrusione.
Camila fermò la macchina accanto al vecchio camion e scese. Guardò verso i due uomini e sorrise notando che la loro attenzione era tutta rivolta alla portiera che si stava aprendo in quel momento. La giovane donna che ne uscì era sorridente ma quando si tolse gli occhiali da sole rivelò due occhi segnati dalla stanchezza.
Era comunque una bella donna, pensò Mike ammirandone l'aspetto semplice ma curato e la pelle chiara lievemente spruzzata di lentiggini.
Prima che lei potesse aprire bocca, Gibbs la apostrofò seccamente.
- Cosa ci fai qui, agente Todd?
La donna fece una smorfia, tra il divertito e l'esasperato, segno che era abituata ai modi spicci del suo amico e non se ne lasciava turbare.
- Grazie per il benvenuto, Gibbs, - disse ironicamente ma con un sorriso sulle labbra. Poi si rivolse a Mike, tendendogli la mano e presentandosi.
- Signor Franks, spero perdonerà questa intrusione. Sono Kate Todd, uno degli agenti che lavorano... Che lavoravano con Gibbs, ma questo lo avrà già capito.
- Una così bella donna è sempre benvenuta da queste parti, señorita, - replicò galantemente lui stringendole la mano, incurante dell'espressione dura dell'ex-marine.
- Qualcuno me ayuda? - chiese Camila mentre tirava fuori qualcosa dall'auto.
Kate si affrettò a raggiungerla.
- Scusa! Non so dove avevo la testa, - disse mentre prendeva uno dei sacchetti che l'altra donna aveva appena tirato fuori dalla macchina. Poi si rivolse nuovamente ai due uomini, spiegando:
- Ho pensato che non sarebbe stato molto educato venire a mani vuote. Qui ci sono le birre e la tequila e nell'altro sacchetto, dal momento che Camila dice che siete dei terribili cuochi, ci sono polpette, tacos e tortillas per tutti.
Mike disse qualcosa e fece strada verso la veranda, i sacchetti vennero posati sul tavolo e le donne lo seguirono in casa da dove emersero poco dopo armate di piatti e posate.
Gibbs non disse una parola, osservando in silenzio il frantumarsi della quiete che lo aveva circondato negli ultimi mesi. L'iniziale sorpresa aveva lasciato posto al sospetto su quale motivo avesse indotto una donna che valutava la privacy quanto Kate a venire a cercarlo. La osservò mentre disponeva il cibo nei piatti e parlava con Mike e Camila come se li conoscesse da sempre. Non lo sorprendeva: mettere a proprio agio gli altri era una delle sue doti.
- Pivello, ti degni di venire a tavola o pensi di saltare la cena? - gli chiese a bruciapelo Mike, costringendolo ad uscire dall'isolamento in cui si era rintanato.
Imbronciato, sedette nell'unico posto rimasto libero. La bottiglia di tequila lo tentava, ma aveva tutta l'intenzione di restare sobrio ed ottenere delle risposte dalla donna seduta di fronte a lui. La fissò, con la chiara intenzione di metterla a disagio, ma tutto quello che ottenne fu un sorriso tirato e l'offerta di un piatto di polpette che accettò senza una parola. Nonostante le occhiatacce di Mike, non era intenzionato a comportarsi come un gentile ospite. Questa non era casa sua e non intendeva intrattenere nessuno. Attorno a lui la conversazione fluiva, basata per lo più su argomenti futili e non per la prima volta provava una certa dose di risentimento nei confronti del suo vecchio capo.
Nonostante tutti fingessero di non avvertirla, c'era tensione nell'aria e Kate era ben consapevole di esserne la ragione. Del resto era arrivata senza alcun preavviso, grazie ad un impulso che le aveva fatto acquistare un biglietto per il primo volo per il Messico. A sua sorella, che l'aspettava a Miami, aveva mandato solo un breve messaggio con una scusa, l'avrebbe chiamata quando avrebbe deciso di ripartire. A giudicare dall'accoglienza, probabilmente l'indomani.
Con la scusa di prendere una tortilla si volse verso l'uomo a cui era venuta a chiedere consiglio. Era Gibbs e allo stesso tempo era diverso. L'abbronzatura e la barba avevano coperto i segni dell'esplosione, i capelli non più rasati con taglio militare gli davano un'aria meno severa, ma gli occhi erano freddi e sospettosi come quando stava per interrogare un sospettato.
Probabilmente questa era una cattiva idea, finita la cena sarebbe tornata alla locanda e l'indomani avrebbe potuto prendere il primo volo per la Florida, dove avrebbe avuto tutto il tempo di prendere una decisione.
Una domanda di Mike Franks reclamò la sua attenzione.
- No, non ero mai stata da queste parti. Prima di finire all'NCIS viaggiavo molto, ma raramente avevo il tempo di visitare qualcosa dei posti in cui facevamo scalo.
- Facevi la hostess, per caso? - fu l'inevitabile domanda di Camila.
Kate rise di cuore.
- Ero tra gli agenti dei Servizi Segreti che proteggevano il presidente degli Stati Uniti durante i suoi spostamenti sull'Air Force One, - rispose con orgoglio.
- E come sei finita a lavorare per lui? - domandò Franks con tono incredulo, indicando Gibbs con la mano.
Il racconto sommario del caso che tre anni prima l'aveva portata a dimettersi dai servizi segreti e accettare il nuovo incarico per il servizio investigativo della marina accompagnò il resto della cena, fino a quando Camila guardò l'orologio e si alzò di scatto.
- Devo proprio tornare al lavoro, adesso! - esclamò.
Kate si alzò a sua volta, pronta a seguirla.
- Dove intendi andare? - le chiese Gibbs a bruciapelo.
- Ho preso una camera alla locanda. In effetti pensavo di venire qui domani, dopo aver noleggiato un'auto. E' stata Camila a convincermi a fare questa improvvisata.
Sentiva lo sguardo dell'uomo fisso su di sé, anche se non aveva il coraggio di guardarlo in faccia. Attese, quasi certa che le avrebbe detto di non prendersi il disturbo di tornare.
- Dal momento che sei qui, puoi anche fermarti. A meno che non ti dia fastidio dormire in un sacco a pelo nella stessa stanza in cui dormo io.
Kate alzò gli occhi, meravigliata. Lo sguardo che incontrò era cupo ma l'offerta era stata fatta e Gibbs non era tipo da parlare a vanvera.
Mike si unì all'invito a modo suo:
- Ti avverto: russa e non è un suono piacevole.
Kate a questo poté sorridere.
- Dopo aver condiviso con lui e DiNozzo la piccola cabina di un caccia torpediniere, posso dormire ovunque.
Camila, come gli altri, aspettava la sua decisione.
- Kate?
Era tentata di accettare, l'idea di ripercorrere tutta quella strada sterrata, anche se in macchina non la attirava affatto, quando le venne in mente un particolare.
- Non posso: tutte le mie cose sono rimaste alla locanda, - esclamò con rammarico.
- Posso prestarti qualcosa per dormire, e domani ti porto in paese con il catorcio di Mike. - intervenne Gibbs, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Lei lo guardò con sospetto, pensando a come l'avesse ignorata fino a quel momento.
- Sei sicuro? Non voglio disturbare nessuno, - fu la sua risposta incerta.
Mike decise di intervenire e sbloccare la situazione.
- Tutto è sistemato. Tu señorita puoi tornare al tuo lavoro. Buenas noches a todos!
Detto questo accompagnò la giovane messicana all'auto e si fermò a fumare una sigaretta, lasciando che i suoi ospiti se la sbrigassero da soli.
Gibbs si svegliò presto, come sempre. Ma invece di alzarsi e andare a correre sulla spiaggia rimase a contemplare la forma avvolta nel vecchio sacco a pelo a pochi passi da lui. La sera prima, una volta rimasti soli, era stato tentato di pretendere delle risposte dalla donna, ma quando l'aveva guardata bene aveva notato la stanchezza e le profonde occhiaie sotto agli occhi. Così, le aveva trovato una sua maglietta che avrebbe potuto andarle bene per dormire e l'aveva spedita in bagno a cambiarsi, mentre lui srotolava il sacco a pelo. Quando era tornata in camera aveva faticato a trattenere un sorriso nel vedere la sua figura minuta dispersa nella sua vecchia maglia che le arrivava quasi a metà cosce e le guance rosate d'imbarazzo mentre cercava di infilarsi dentro al sacco senza che la maglietta lasciasse intravvedere più del necessario. Quando l'aveva assunta era rimasto impressionato dalla determinazione della giovane donna e dal modo in cui gli aveva impedito di ignorarla. Solo in seguito, lavorando a stretto contatto con lei, aveva scoperto le contraddizioni che la distinguevano.
Improvvisamente Kate aprì gli occhi e incrociò lo sguardo con il suo.
Gibbs sorrise dell'aria interrogativa negli occhi scuri della donna e, quando lei alzò la testa, rise di gusto nel vedere i suoi capelli inselvatichiti.
- Gibbs! - l'indignazione nella voce di Kate lo fece ridere ancora di più.
- Penso che tu voglia andare in bagno per prima. Non usare tutta l'acqua calda, - fu la risposta evasiva dell'uomo che si stirò e si avviò in cucina a prendere il primo caffè della giornata.
Quando Kate lo raggiunse, indossava nuovamente gli abiti del giorno prima e, senza trucco, sembrava più giovane che mai.
- Non ti ho insegnato niente in questi anni? - le chiese ironico, indicando il suo abbigliamento mentre continuava a sorseggiare la sua tazza di caffè bollente.
Lei gli lanciò un'occhiataccia.
- Doveva essere solo una visita di cortesia quella di ieri sera, - replicò con un tono che stava ad indicare che dava a lui la colpa.
Poi si guardò attorno, prese una tazza pulita dal ripiano accanto alla macchinetta e si versò del caffè, chiedendosi dove fosse il padrone di casa.
- Mike è andato in paese, - le annunciò Gibbs come se le avesse letto nella mente. Poi aggiunse: - se trovi qualcosa di tuo gradimento, serviti. Io vado a farmi una doccia.
Kate si sedette a tavola sospirando, mentre stava sotto il getto d'acqua calda aveva deciso di aver fatto una stupidaggine e che la soluzione migliore era quella di farsi riportare subito in paese. Ora invece si trovava bloccata lì, senza possibilità di svignarsela prima di aver dato una spiegazione.
Gibbs la trovò intenta a lavare i piatti della sera prima, si vedeva chiaramente la tensione nella rigidità del suo portamento.
- Puoi finire più tardi, o lasciarli a Mike, - le disse con noncuranza mentre si versava una seconda tazza di caffè.
Kate scrollò la testa. Certe cose non cambiavano mai e la passione del suo ex capo per la forte bevanda bollente era sicuramente una di queste. Si asciugò le mani e si volse a guardarlo. La sera prima aveva evitato il più possibile il suo sguardo, ma adesso preferiva sapere di che umore fosse, dal momento che non aveva altra scelta che affrontarlo. Lo sguardo non lasciava trapelare nulla e gli occhi azzurri erano freddi e impenetrabili.
- Andiamo fuori, a quest'ora si può stare in spiaggia senza arrostire, - dichiarò dirigendosi alla porta, senza darle modo di protestare.
Kate si affrettò a recuperare gli occhiali da sole e lo seguì, rassegnata. Camminarono in silenzio per qualche minuto, fino a raggiungere le rocce ad est della casa. Gibbs si accomodò sulla sabbia, la schiena contro una roccia abbastanza liscia da fungere da schienale, la donna lo imitò e si tolse le scarpe che, durante il breve tragitto, si erano riempite di sabbia.
- Allora, Kate, cosa ci fai qui? - chiese senza preamboli.
- Non è facile da spiegare, - rispose evasivamente.
- Non torno indietro, mettitelo bene in testa, - replicò lui duramente.
- Te l'ho chiesto? - domandò Kate, seccata.
- Lo farai prima di andartene, - disse lui con sicurezza.
- Allora non hai nulla da temere, fintanto che resto, - rispose ironica.
Gibbs era spazientito e il tono con cui pronunciò il suo nome lo dimostrava chiaramente.
Lei piegò le ginocchia, abbracciandosele, prima di voltarsi e guardarlo negli occhi.
- Avevo bisogno di allontanarmi da Washington e ho delle decisioni da prendere. Stavo per andare a Miami quando mi sei venuto in mente tu ed ho pensato che se questo posto andava bene per te, forse sarebbe stato illuminante anche per me.
Lui la scrutò a lungo, in silenzio. La risposta era troppo evasiva per soddisfarlo ma c'era qualcosa che lo tratteneva dal pretendere una spiegazione chiara ed immediata.
Kate spezzò il silenzio.
- Non avrei dovuto venire a disturbarti, è stato solo uno stupido impulso. Posso telefonare alla locanda e far venire qualcuno a prendermi in modo da essere fuori dai piedi il più in fretta possibile.
Fece per alzarsi ma lui allungò il braccio e lo posò sulla sua spalla.
- Passami il telefono, - le chiese con il tono che usava quando distribuiva i compiti in ufficio.
Mentre componeva il numero della locanda pensò che probabilmente se ne sarebbe pentito, ma l'istinto gli diceva di non lasciarla andare.
Kate ascoltò incredula. Gibbs stava chiedendo che qualcuno rintracciasse Franks in paese e gli consegnasse i suoi bagagli.
L'ombra di un sorriso di sfida apparve per un attimo sul volto dell'uomo accanto a lei. Era esasperante come prendesse il sopravvento sugli altri, eppure talvolta lasciare che lo facesse era un sollievo, anche se Kate lo avrebbe negato fino a restare senza fiato.
Era una sensazione sconcertante ma anche salutare. Per la prima volta in quasi tre mesi aveva la testa sgombra e non aveva nessuna fretta di porre fine a quel momento. Lasciò vagare lo sguardo sul panorama circostante. Mike aveva scelto bene quell'angolo di spiaggia, oltre il termine della strada sterrata che portava al villaggio. Qualche giorno prima, reso di pessimo umore dal suo martellare, gli aveva chiesto perché non si costruiva una casa propria li attorno. Gibbs in quel momento era stato abbastanza brillo da riderci su e minacciare di farlo sul serio ma era ben lontano dal pensare a fare progetti che andassero oltre la riparazione del tetto e forse, se Mike riusciva a persuaderlo, la costruzione di una mini piscina in tek.
Una scia di polvere lungo la strada attirò l'attenzione dell'ex marine. La seguì mentre proseguiva lungo la costa, aspettandosi da un momento all'altro che si interrompesse davanti ad una delle poche case seminascoste dalla vegetazione. Quando spuntò oltre l'ultima abitazione senza rallentare, Gibbs ne fu sorpreso.
- Hey Mike, aspettavi qualcuno? - gridò svegliando l'amico a cui cadde di mano la bottiglia infrangendosi per terra.
Lanciando qualche maledizione Franks si alzò e raggiunse Gibbs nel punto in cui si vedeva la strada.
- Sarà la tua signora direttore che viene a pregarti di tornare, - commentò ironicamente prima di tirare fuori di tasca un pacchetto di sigarette ed accendersene una.
Gibbs lo guardò male, ma decise di lasciar perdere.
Quando l'auto fu più vicina poterono vedere chiaramente che si trattava di quella di Camila e che portava con sé un passeggero.
- E' una donna, te l'ho detto che è il tuo direttore, - esclamò Mike, trionfante.
- Jenny non verrebbe mai fino a qui e non credo che mi vorrebbe indietro, - rispose a denti stretti, in attesa di scoprire di chi si trattasse, irritato per l'intrusione.
Camila fermò la macchina accanto al vecchio camion e scese. Guardò verso i due uomini e sorrise notando che la loro attenzione era tutta rivolta alla portiera che si stava aprendo in quel momento. La giovane donna che ne uscì era sorridente ma quando si tolse gli occhiali da sole rivelò due occhi segnati dalla stanchezza.
Era comunque una bella donna, pensò Mike ammirandone l'aspetto semplice ma curato e la pelle chiara lievemente spruzzata di lentiggini.
Prima che lei potesse aprire bocca, Gibbs la apostrofò seccamente.
- Cosa ci fai qui, agente Todd?
La donna fece una smorfia, tra il divertito e l'esasperato, segno che era abituata ai modi spicci del suo amico e non se ne lasciava turbare.
- Grazie per il benvenuto, Gibbs, - disse ironicamente ma con un sorriso sulle labbra. Poi si rivolse a Mike, tendendogli la mano e presentandosi.
- Signor Franks, spero perdonerà questa intrusione. Sono Kate Todd, uno degli agenti che lavorano... Che lavoravano con Gibbs, ma questo lo avrà già capito.
- Una così bella donna è sempre benvenuta da queste parti, señorita, - replicò galantemente lui stringendole la mano, incurante dell'espressione dura dell'ex-marine.
- Qualcuno me ayuda? - chiese Camila mentre tirava fuori qualcosa dall'auto.
Kate si affrettò a raggiungerla.
- Scusa! Non so dove avevo la testa, - disse mentre prendeva uno dei sacchetti che l'altra donna aveva appena tirato fuori dalla macchina. Poi si rivolse nuovamente ai due uomini, spiegando:
- Ho pensato che non sarebbe stato molto educato venire a mani vuote. Qui ci sono le birre e la tequila e nell'altro sacchetto, dal momento che Camila dice che siete dei terribili cuochi, ci sono polpette, tacos e tortillas per tutti.
Mike disse qualcosa e fece strada verso la veranda, i sacchetti vennero posati sul tavolo e le donne lo seguirono in casa da dove emersero poco dopo armate di piatti e posate.
Gibbs non disse una parola, osservando in silenzio il frantumarsi della quiete che lo aveva circondato negli ultimi mesi. L'iniziale sorpresa aveva lasciato posto al sospetto su quale motivo avesse indotto una donna che valutava la privacy quanto Kate a venire a cercarlo. La osservò mentre disponeva il cibo nei piatti e parlava con Mike e Camila come se li conoscesse da sempre. Non lo sorprendeva: mettere a proprio agio gli altri era una delle sue doti.
- Pivello, ti degni di venire a tavola o pensi di saltare la cena? - gli chiese a bruciapelo Mike, costringendolo ad uscire dall'isolamento in cui si era rintanato.
Imbronciato, sedette nell'unico posto rimasto libero. La bottiglia di tequila lo tentava, ma aveva tutta l'intenzione di restare sobrio ed ottenere delle risposte dalla donna seduta di fronte a lui. La fissò, con la chiara intenzione di metterla a disagio, ma tutto quello che ottenne fu un sorriso tirato e l'offerta di un piatto di polpette che accettò senza una parola. Nonostante le occhiatacce di Mike, non era intenzionato a comportarsi come un gentile ospite. Questa non era casa sua e non intendeva intrattenere nessuno. Attorno a lui la conversazione fluiva, basata per lo più su argomenti futili e non per la prima volta provava una certa dose di risentimento nei confronti del suo vecchio capo.
Nonostante tutti fingessero di non avvertirla, c'era tensione nell'aria e Kate era ben consapevole di esserne la ragione. Del resto era arrivata senza alcun preavviso, grazie ad un impulso che le aveva fatto acquistare un biglietto per il primo volo per il Messico. A sua sorella, che l'aspettava a Miami, aveva mandato solo un breve messaggio con una scusa, l'avrebbe chiamata quando avrebbe deciso di ripartire. A giudicare dall'accoglienza, probabilmente l'indomani.
Con la scusa di prendere una tortilla si volse verso l'uomo a cui era venuta a chiedere consiglio. Era Gibbs e allo stesso tempo era diverso. L'abbronzatura e la barba avevano coperto i segni dell'esplosione, i capelli non più rasati con taglio militare gli davano un'aria meno severa, ma gli occhi erano freddi e sospettosi come quando stava per interrogare un sospettato.
Probabilmente questa era una cattiva idea, finita la cena sarebbe tornata alla locanda e l'indomani avrebbe potuto prendere il primo volo per la Florida, dove avrebbe avuto tutto il tempo di prendere una decisione.
Una domanda di Mike Franks reclamò la sua attenzione.
- No, non ero mai stata da queste parti. Prima di finire all'NCIS viaggiavo molto, ma raramente avevo il tempo di visitare qualcosa dei posti in cui facevamo scalo.
- Facevi la hostess, per caso? - fu l'inevitabile domanda di Camila.
Kate rise di cuore.
- Ero tra gli agenti dei Servizi Segreti che proteggevano il presidente degli Stati Uniti durante i suoi spostamenti sull'Air Force One, - rispose con orgoglio.
- E come sei finita a lavorare per lui? - domandò Franks con tono incredulo, indicando Gibbs con la mano.
Il racconto sommario del caso che tre anni prima l'aveva portata a dimettersi dai servizi segreti e accettare il nuovo incarico per il servizio investigativo della marina accompagnò il resto della cena, fino a quando Camila guardò l'orologio e si alzò di scatto.
- Devo proprio tornare al lavoro, adesso! - esclamò.
Kate si alzò a sua volta, pronta a seguirla.
- Dove intendi andare? - le chiese Gibbs a bruciapelo.
- Ho preso una camera alla locanda. In effetti pensavo di venire qui domani, dopo aver noleggiato un'auto. E' stata Camila a convincermi a fare questa improvvisata.
Sentiva lo sguardo dell'uomo fisso su di sé, anche se non aveva il coraggio di guardarlo in faccia. Attese, quasi certa che le avrebbe detto di non prendersi il disturbo di tornare.
- Dal momento che sei qui, puoi anche fermarti. A meno che non ti dia fastidio dormire in un sacco a pelo nella stessa stanza in cui dormo io.
Kate alzò gli occhi, meravigliata. Lo sguardo che incontrò era cupo ma l'offerta era stata fatta e Gibbs non era tipo da parlare a vanvera.
Mike si unì all'invito a modo suo:
- Ti avverto: russa e non è un suono piacevole.
Kate a questo poté sorridere.
- Dopo aver condiviso con lui e DiNozzo la piccola cabina di un caccia torpediniere, posso dormire ovunque.
Camila, come gli altri, aspettava la sua decisione.
- Kate?
Era tentata di accettare, l'idea di ripercorrere tutta quella strada sterrata, anche se in macchina non la attirava affatto, quando le venne in mente un particolare.
- Non posso: tutte le mie cose sono rimaste alla locanda, - esclamò con rammarico.
- Posso prestarti qualcosa per dormire, e domani ti porto in paese con il catorcio di Mike. - intervenne Gibbs, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Lei lo guardò con sospetto, pensando a come l'avesse ignorata fino a quel momento.
- Sei sicuro? Non voglio disturbare nessuno, - fu la sua risposta incerta.
Mike decise di intervenire e sbloccare la situazione.
- Tutto è sistemato. Tu señorita puoi tornare al tuo lavoro. Buenas noches a todos!
Detto questo accompagnò la giovane messicana all'auto e si fermò a fumare una sigaretta, lasciando che i suoi ospiti se la sbrigassero da soli.
* * * * *
Gibbs si svegliò presto, come sempre. Ma invece di alzarsi e andare a correre sulla spiaggia rimase a contemplare la forma avvolta nel vecchio sacco a pelo a pochi passi da lui. La sera prima, una volta rimasti soli, era stato tentato di pretendere delle risposte dalla donna, ma quando l'aveva guardata bene aveva notato la stanchezza e le profonde occhiaie sotto agli occhi. Così, le aveva trovato una sua maglietta che avrebbe potuto andarle bene per dormire e l'aveva spedita in bagno a cambiarsi, mentre lui srotolava il sacco a pelo. Quando era tornata in camera aveva faticato a trattenere un sorriso nel vedere la sua figura minuta dispersa nella sua vecchia maglia che le arrivava quasi a metà cosce e le guance rosate d'imbarazzo mentre cercava di infilarsi dentro al sacco senza che la maglietta lasciasse intravvedere più del necessario. Quando l'aveva assunta era rimasto impressionato dalla determinazione della giovane donna e dal modo in cui gli aveva impedito di ignorarla. Solo in seguito, lavorando a stretto contatto con lei, aveva scoperto le contraddizioni che la distinguevano.
Improvvisamente Kate aprì gli occhi e incrociò lo sguardo con il suo.
Gibbs sorrise dell'aria interrogativa negli occhi scuri della donna e, quando lei alzò la testa, rise di gusto nel vedere i suoi capelli inselvatichiti.
- Gibbs! - l'indignazione nella voce di Kate lo fece ridere ancora di più.
- Penso che tu voglia andare in bagno per prima. Non usare tutta l'acqua calda, - fu la risposta evasiva dell'uomo che si stirò e si avviò in cucina a prendere il primo caffè della giornata.
Quando Kate lo raggiunse, indossava nuovamente gli abiti del giorno prima e, senza trucco, sembrava più giovane che mai.
- Non ti ho insegnato niente in questi anni? - le chiese ironico, indicando il suo abbigliamento mentre continuava a sorseggiare la sua tazza di caffè bollente.
Lei gli lanciò un'occhiataccia.
- Doveva essere solo una visita di cortesia quella di ieri sera, - replicò con un tono che stava ad indicare che dava a lui la colpa.
Poi si guardò attorno, prese una tazza pulita dal ripiano accanto alla macchinetta e si versò del caffè, chiedendosi dove fosse il padrone di casa.
- Mike è andato in paese, - le annunciò Gibbs come se le avesse letto nella mente. Poi aggiunse: - se trovi qualcosa di tuo gradimento, serviti. Io vado a farmi una doccia.
Kate si sedette a tavola sospirando, mentre stava sotto il getto d'acqua calda aveva deciso di aver fatto una stupidaggine e che la soluzione migliore era quella di farsi riportare subito in paese. Ora invece si trovava bloccata lì, senza possibilità di svignarsela prima di aver dato una spiegazione.
Gibbs la trovò intenta a lavare i piatti della sera prima, si vedeva chiaramente la tensione nella rigidità del suo portamento.
- Puoi finire più tardi, o lasciarli a Mike, - le disse con noncuranza mentre si versava una seconda tazza di caffè.
Kate scrollò la testa. Certe cose non cambiavano mai e la passione del suo ex capo per la forte bevanda bollente era sicuramente una di queste. Si asciugò le mani e si volse a guardarlo. La sera prima aveva evitato il più possibile il suo sguardo, ma adesso preferiva sapere di che umore fosse, dal momento che non aveva altra scelta che affrontarlo. Lo sguardo non lasciava trapelare nulla e gli occhi azzurri erano freddi e impenetrabili.
- Andiamo fuori, a quest'ora si può stare in spiaggia senza arrostire, - dichiarò dirigendosi alla porta, senza darle modo di protestare.
Kate si affrettò a recuperare gli occhiali da sole e lo seguì, rassegnata. Camminarono in silenzio per qualche minuto, fino a raggiungere le rocce ad est della casa. Gibbs si accomodò sulla sabbia, la schiena contro una roccia abbastanza liscia da fungere da schienale, la donna lo imitò e si tolse le scarpe che, durante il breve tragitto, si erano riempite di sabbia.
- Allora, Kate, cosa ci fai qui? - chiese senza preamboli.
- Non è facile da spiegare, - rispose evasivamente.
- Non torno indietro, mettitelo bene in testa, - replicò lui duramente.
- Te l'ho chiesto? - domandò Kate, seccata.
- Lo farai prima di andartene, - disse lui con sicurezza.
- Allora non hai nulla da temere, fintanto che resto, - rispose ironica.
Gibbs era spazientito e il tono con cui pronunciò il suo nome lo dimostrava chiaramente.
Lei piegò le ginocchia, abbracciandosele, prima di voltarsi e guardarlo negli occhi.
- Avevo bisogno di allontanarmi da Washington e ho delle decisioni da prendere. Stavo per andare a Miami quando mi sei venuto in mente tu ed ho pensato che se questo posto andava bene per te, forse sarebbe stato illuminante anche per me.
Lui la scrutò a lungo, in silenzio. La risposta era troppo evasiva per soddisfarlo ma c'era qualcosa che lo tratteneva dal pretendere una spiegazione chiara ed immediata.
Kate spezzò il silenzio.
- Non avrei dovuto venire a disturbarti, è stato solo uno stupido impulso. Posso telefonare alla locanda e far venire qualcuno a prendermi in modo da essere fuori dai piedi il più in fretta possibile.
Fece per alzarsi ma lui allungò il braccio e lo posò sulla sua spalla.
- Passami il telefono, - le chiese con il tono che usava quando distribuiva i compiti in ufficio.
Mentre componeva il numero della locanda pensò che probabilmente se ne sarebbe pentito, ma l'istinto gli diceva di non lasciarla andare.
Kate ascoltò incredula. Gibbs stava chiedendo che qualcuno rintracciasse Franks in paese e gli consegnasse i suoi bagagli.
L'ombra di un sorriso di sfida apparve per un attimo sul volto dell'uomo accanto a lei. Era esasperante come prendesse il sopravvento sugli altri, eppure talvolta lasciare che lo facesse era un sollievo, anche se Kate lo avrebbe negato fino a restare senza fiato.
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