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Quest'anno ho chiesto alla mia amica cosa avrebbe voluto leggere per Natale e la sua richiesta è stata un incontro tra un Ianto Jones adolescente e Sherlock. La storia è quindi ambientata alla vigilia di Natale del 1999, quando Ianto ha circa 16 anni e Sherlock ne ha 23.

Titolo: Osservazione e deduzione
Genere: generale
Rating: per tutti
Spoilers: TW: Frammenti
Personaggi: Sherlock Holmes (SH), Ianto Jones (TW)
N. parole: 1.052
Genere: generale
Rating: per tutti
Spoilers: TW: Frammenti
Personaggi: Sherlock Holmes (SH), Ianto Jones (TW)
N. parole: 1.052
Dedicata a Joy, amica e beta preziosa.
Londra, 24 dicembre 1999
Sherlock avanzava per le strade di Londra con passo rapido e un'espressione contrariata. Non capiva perché la gente perdesse tanto tempo a comprare addobbi e regali che non sarebbero stati apprezzati, per non parlare di quei detestabili infiniti pranzi dove persone che non si sopportano fingono di andare d'amore e d'accordo per convenzione. Rabbrividì al ricordo dell'espressione gelida e furente di Mycroft quando gli aveva comunicato, con un rammarico a cui il fratello non aveva creduto nemmeno per un istante, che non avrebbe potuto unirsi al resto della famiglia per i soliti festeggiamenti. Quello che non aveva previsto era di evitare una situazione estremamente spiacevole per trovarsi in preda allo sconforto ora che aveva scoperto che non avrebbe potuto accedere ai laboratori di chimica fino alla fine delle vacanze. Il suo progetto, portare avanti indisturbato alcuni esperimenti che i professori non avrebbero approvato, era sfumato ed ora non sapeva come combattere la noia. Preso com'era dai suoi pensieri, non si accorse che il semaforo era cambiato e per poco non si fece investire da un'auto della polizia. Per un lungo istante rimase a guardare il veicolo che si allontanava e improvvisamente gli si illuminò lo sguardo e cambiò direzione. L'ultima volta che era stato a Scotland Yard era stata un'esperienza piuttosto interessante e se ci fosse stato lo stesso detective, cosa molto probabile dato che era un nuovo arrivo e quindi sicuramente di turno durante le feste, avrebbe potuto convincerlo a fargli dare un'occhiata ai suoi casi.
Sfortunatamente per lui, Lestrade era effettivamente di turno ma era stato mandato a interrogare i testimoni di un qualche crimine di poca importanza. Sherlock, infastidito dal contrattempo, si guardò attorno e stava per mettersi le mani tra i capelli, frustrato dall'inutilità di quella giornata, quando scorse un gruppo di persone in evidente stato di fermo e decise di ingannare l'attesa esercitando la sua scienza preferita: osservazione e deduzione. La gente, quasi tutti idioti secondo il suo illuminato parere, non si rendeva mai conto di quanto fosse facile per una mente allenata riconoscere i tanti piccoli segni che raccontavano della loro vita. Quella giovane donna bionda, per esempio. La tinta era recente ma applicata male sulle radici e sussultava ad ogni rumore. Vittima di violenza domestica, il braccio rotto ripetutamente, stanca dei soprusi aveva reagito e accoltellato il convivente (non era sposata, non aveva nessun segno di anelli sulle dita). La prostituta con la parrucca rossa e il piercing al naso aveva un'istruzione superiore, quasi sicuramente scappata di casa e con nessuna intenzione di tornare sui suoi passi (la tradivano la proprietà di linguaggio e le mani) e così via.
Sherlock si allontanò il tempo necessario a trovare una tazza di tè, poi si accomodò in posizione strategica, da quel punto poteva osservare a piacimento la gente e, riflesso in un vetro, l'ingresso dell'ufficio dove lavorava il detective.
Per la maggior parte si trattava di individui poco interessanti, come i tre ragazzi che un paio di agenti in divisa avevano appena fatto entrare. Chiaramente dei sobborghi, una storia di lezioni saltate e anni scolastici ripetuti. Taccheggio e altri reati minori, pronti a seguire le orme di padri e fratelli maggiori nel mondo del crimine.
Ah! Non tutti però. Il più giovane, sui quindici o sedici anni, aveva le spalle curve, le guance rosate dall'imbarazzo e lanciava furtivamente occhiatacce agli altri due. Coinvolto suo malgrado, dunque. Non aveva risvolti nei jeans e la camicia sotto al giaccone era di pessima qualità ma stirata. La famiglia sarebbe stata tutt'altro che orgogliosa della sua prima e unica mancanza. Probabilmente in visita a qualche parente per le feste. Non aveva quasi aperto bocca ma aveva chiesto una tazza di caffè con un inconfondibile accento gallese. Di gusti difficili. Dopo il primo sorso, una smorfia eloquente sul viso, aveva abbandonato la tazza su una scrivania.
Gli altri vennero trasferiti altrove, troppi precedenti per uscirne senza coinvolgere avvocati e assistenti sociali. Il ragazzo gallese rimase dov'era, i pugni stretti lungo i fianchi. La famiglia era stata contattata e qualcuno sarebbe venuto a prenderlo. Furia e desolazione negli occhi chiari che, dopo aver scandagliato con curiosità la stanza, avevano incontrato lo sguardo impassibile di Sherlock che ne approfittò per studiarlo ulteriormente.
Non figlio unico, qualcuno per dispetto gli aveva tagliato delle ciocche di capelli. Quindi una sorella, possibilmente maggiore. Mani pulite e dita agili ma non prive dei segni di un mestiere. Qualcosa a che fare con la carta? No, in un angolo della giacca c'era una macchia di gesso. Forbici e gesso. Una sartoria a conduzione familiare. Avrebbe potuto andare avanti per ore, ma seppure il ragazzo sembrasse moderatamente più intelligente della media, la vita banale che conduceva non invogliava ad approfondire l'analisi.
Sherlock si alzò, doveva sgranchirsi le gambe e trovare qualcosa di più interessante da fare. O rientrare al college, sembrava ormai improbabile che il detective tornasse in tempo utile per combinare qualcosa.
Distrattamente si avviò verso l'uscita lanciando un'ultima occhiata all'ufficio di Lestrade e finì addosso ad un'altra persona. Sbatté le palpebre, vagamente sorpreso di trovarsi faccia a faccia con il giovane. Era intenzionato a passare oltre, scusarsi nella migliore delle ipotesi era tempo e fiato sprecato, ma gli occhi che incontrarono i suoi scintillavano di irritazione ed ironia e lo inchiodarono sul posto.
- Le si è forse rotto il televisore? - si sentì improvvisamente chiedere con tono fortemente sarcastico e dopo un attimo di incertezza, Sherlock rise.
La gente tendeva a mandarlo al diavolo senza alcuna inventiva quando si accorgeva di essere oggetto delle sue osservazioni, invece questo ragazzo aveva usato un'arma che pochi sapevano padroneggiare. Ironia e distacco erano la sua armatura, ma c'era anche vulnerabilità e curiosità in quello sguardo. Un enigma quel ragazzo, che gli sarebbe piaciuto decifrare. Ma prima che potesse aprire bocca una giovane donna lo spinse poco cerimoniosamente da parte.
- Ianto! Alla mamma è quasi venuto un infarto quando ha saputo dove ti trovavi e papà per poco non chiudeva bottega per salire sul primo treno. Come ti è passato per la mente di...
Sherlock aveva smesso di ascoltare ed era uscito dalla sede della polizia. A poca distanza c'era un ottimo ristorante cinese e, dal momento che non aveva nulla su cui lavorare, poteva permettersi di perdere un po' di lucidità con un pasto decente.
Sfortunatamente per lui, Lestrade era effettivamente di turno ma era stato mandato a interrogare i testimoni di un qualche crimine di poca importanza. Sherlock, infastidito dal contrattempo, si guardò attorno e stava per mettersi le mani tra i capelli, frustrato dall'inutilità di quella giornata, quando scorse un gruppo di persone in evidente stato di fermo e decise di ingannare l'attesa esercitando la sua scienza preferita: osservazione e deduzione. La gente, quasi tutti idioti secondo il suo illuminato parere, non si rendeva mai conto di quanto fosse facile per una mente allenata riconoscere i tanti piccoli segni che raccontavano della loro vita. Quella giovane donna bionda, per esempio. La tinta era recente ma applicata male sulle radici e sussultava ad ogni rumore. Vittima di violenza domestica, il braccio rotto ripetutamente, stanca dei soprusi aveva reagito e accoltellato il convivente (non era sposata, non aveva nessun segno di anelli sulle dita). La prostituta con la parrucca rossa e il piercing al naso aveva un'istruzione superiore, quasi sicuramente scappata di casa e con nessuna intenzione di tornare sui suoi passi (la tradivano la proprietà di linguaggio e le mani) e così via.
Sherlock si allontanò il tempo necessario a trovare una tazza di tè, poi si accomodò in posizione strategica, da quel punto poteva osservare a piacimento la gente e, riflesso in un vetro, l'ingresso dell'ufficio dove lavorava il detective.
Per la maggior parte si trattava di individui poco interessanti, come i tre ragazzi che un paio di agenti in divisa avevano appena fatto entrare. Chiaramente dei sobborghi, una storia di lezioni saltate e anni scolastici ripetuti. Taccheggio e altri reati minori, pronti a seguire le orme di padri e fratelli maggiori nel mondo del crimine.
Ah! Non tutti però. Il più giovane, sui quindici o sedici anni, aveva le spalle curve, le guance rosate dall'imbarazzo e lanciava furtivamente occhiatacce agli altri due. Coinvolto suo malgrado, dunque. Non aveva risvolti nei jeans e la camicia sotto al giaccone era di pessima qualità ma stirata. La famiglia sarebbe stata tutt'altro che orgogliosa della sua prima e unica mancanza. Probabilmente in visita a qualche parente per le feste. Non aveva quasi aperto bocca ma aveva chiesto una tazza di caffè con un inconfondibile accento gallese. Di gusti difficili. Dopo il primo sorso, una smorfia eloquente sul viso, aveva abbandonato la tazza su una scrivania.
Gli altri vennero trasferiti altrove, troppi precedenti per uscirne senza coinvolgere avvocati e assistenti sociali. Il ragazzo gallese rimase dov'era, i pugni stretti lungo i fianchi. La famiglia era stata contattata e qualcuno sarebbe venuto a prenderlo. Furia e desolazione negli occhi chiari che, dopo aver scandagliato con curiosità la stanza, avevano incontrato lo sguardo impassibile di Sherlock che ne approfittò per studiarlo ulteriormente.
Non figlio unico, qualcuno per dispetto gli aveva tagliato delle ciocche di capelli. Quindi una sorella, possibilmente maggiore. Mani pulite e dita agili ma non prive dei segni di un mestiere. Qualcosa a che fare con la carta? No, in un angolo della giacca c'era una macchia di gesso. Forbici e gesso. Una sartoria a conduzione familiare. Avrebbe potuto andare avanti per ore, ma seppure il ragazzo sembrasse moderatamente più intelligente della media, la vita banale che conduceva non invogliava ad approfondire l'analisi.
Sherlock si alzò, doveva sgranchirsi le gambe e trovare qualcosa di più interessante da fare. O rientrare al college, sembrava ormai improbabile che il detective tornasse in tempo utile per combinare qualcosa.
Distrattamente si avviò verso l'uscita lanciando un'ultima occhiata all'ufficio di Lestrade e finì addosso ad un'altra persona. Sbatté le palpebre, vagamente sorpreso di trovarsi faccia a faccia con il giovane. Era intenzionato a passare oltre, scusarsi nella migliore delle ipotesi era tempo e fiato sprecato, ma gli occhi che incontrarono i suoi scintillavano di irritazione ed ironia e lo inchiodarono sul posto.
- Le si è forse rotto il televisore? - si sentì improvvisamente chiedere con tono fortemente sarcastico e dopo un attimo di incertezza, Sherlock rise.
La gente tendeva a mandarlo al diavolo senza alcuna inventiva quando si accorgeva di essere oggetto delle sue osservazioni, invece questo ragazzo aveva usato un'arma che pochi sapevano padroneggiare. Ironia e distacco erano la sua armatura, ma c'era anche vulnerabilità e curiosità in quello sguardo. Un enigma quel ragazzo, che gli sarebbe piaciuto decifrare. Ma prima che potesse aprire bocca una giovane donna lo spinse poco cerimoniosamente da parte.
- Ianto! Alla mamma è quasi venuto un infarto quando ha saputo dove ti trovavi e papà per poco non chiudeva bottega per salire sul primo treno. Come ti è passato per la mente di...
Sherlock aveva smesso di ascoltare ed era uscito dalla sede della polizia. A poca distanza c'era un ottimo ristorante cinese e, dal momento che non aveva nulla su cui lavorare, poteva permettersi di perdere un po' di lucidità con un pasto decente.
Fine
26 dicembre 2010