ext_84794: Kate Todd (kibbs)
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Titolo: Terza parte (Escaped) + Epilogo
Genere: malinconico, triste, romantico
Rating: per tutti
Avvisi: AU, ambientata tra la fine della terza e l'inizio della quarta stagione
Personaggi: Kate Todd, L.J. Gibbs
N. parole: 2.237


Parte terza (Escaped)

Quando, pochi giorni dopo, Gibbs attraversò velocemente l'ufficio diretto al piano superiore, Kate fu l'unica a non stupirsene. Aveva visto poche ore prima il fascicolo riguardante l'incriminazione di Paulson e il rapporto di Fornell sulla sua fuga. Era inevitabile che l'agente dell'FBI chiedesse l'aiuto di Gibbs e quest'ultimo non poteva negarglielo. Aspettarsi il suo arrivo e trovarselo davanti però erano due cose ben diverse. Mentre gli altri facevano congetture sulla sua presenza, lei rimase al suo posto chiedendosi se sarebbe stata ancora capace di lavorare con lui. Ricordò quando, durante il suo primo anno all'NCIS, lui le aveva detto e ripetuto più volte che le relazioni tra colleghi non funzionavano. Entrambi se n'erano dimenticati quando, poco più di un anno più tardi, lei aveva rischiato di morire per mano di Ari, ma aveva avuto ragione lui: le relazioni complicavano solo le cose, soprattutto quando finivano e ci si trovava a raccogliere i cocci.
All'improvviso lui ricomparve, attraversò nuovamente lo spazio tra le scrivanie senza guardarsi attorno, si sedette su una sedia in fondo all'ufficio e tirò fuori di tasca il telefono per fare una chiamata. Intanto era arrivata la Shepard a spiegare a tutti loro che l'agente Gibbs era tornato temporaneamente in servizio per risolvere il caso Paulson. Prima che qualcuno potesse parlargli, lui si era già rialzato e diretto all'ascensore, sicuramente per andare da Abby.
DiNozzo, che detestava sentirsi tagliato fuori, si affrettò ad accedere alla telecamera di sorveglianza del laboratorio. Nello schermo videro l'abbraccio tra lui e Abby e ascoltarono il loro dialogo, fino a quando, con tono accusatorio, Gibbs non si volse verso l'obiettivo, rivolgendosi a loro.
- A meno che voi quattro non abbiate qualche altro suggerimento.
Kate si morse il labbro, mentre Tony, Ziva e McGee si guardavano a vicenda, imbarazzati. Gibbs li conosceva troppo bene, e non dovevano fare l'errore di sottostimarlo solo perché per quattro mesi era stato lontano.
Da quel momento in poi, ogni energia del team venne impegnata alla risoluzione del caso, senza tempo per pensieri estranei al lavoro. Kate era riuscita a mantenere una maschera di professionalità per quasi tutto il tempo, solo di tanto in tanto, lo guardava, vestito in jeans e camicia sportiva, e per un attimo si trovava a voler far passare le dita tra i capelli che aveva lasciato crescere, prima di ricomporsi. Una volta, in ufficio, lo aveva sorpreso a guardarla da lontano, pensieroso, ma poi si era ricordata del cartello dell'agenzia immobiliare davanti alla sua casa ed era tornata a concentrarsi su Paulson.
*****

C'erano voluti tre giorni per scoprire la verità e arrestare il colpevole della rapina e degli omicidi. Essendo venerdì avevano lasciato tutti l'ufficio il più in fretta possibile, mentre Kate, che non aveva nessun progetto per la serata, era rimasta indietro a completare il rapporto. Un'ombra familiare si fermò davanti alla sua scrivania.
- Non ho ancora finito, - disse senza spostare lo sguardo dal monitor.
- Kate, dobbiamo parlare, - le rispose la voce ferma di Gibbs.
Lei si morse un labbro, un gesto che aveva compiuto innumerevoli volte negli ultimi giorni, cercando di contenere le emozioni che la stavano assalendo.
- Non credo proprio, il caso è concluso. Puoi tornare in Messico e dimenticarti di noi.
- Io resto, Kate. Da lunedì sarò di nuovo il tuo capo, - fu l'incredibile risposta.
Lo guardò scrollando la testa.
- Non ti credo, ho visto il cartello davanti a casa tua.
- Quindi sei venuta, - replicò lui con un sorriso ironico e continuò, - Ho cambiato idea, sarebbe stato troppo faticoso trasferire la barca.
Incredula, replicò con astio.
- Non puoi farlo! Tony si è meritato quel posto e la squadra funziona perfettamente anche senza di te.
Sembrava che lui avesse una risposta per tutto.
- Jenny sta per offrire a DiNozzo la direzione di una squadra in Europa.
Le uscì una risata amara.
- Tony non accetterà, e lo sai. Per lui lavorare con te significa più che avere una sua squadra.
- Vorrà dire che tornerà tutto come prima, - rispose lui con quel suo tono risoluto con cui era abituato ad averla vinta su tutti.
Kate si alzò a fronteggiarlo, anche se doveva comunque alzare lo sguardo per vederlo dritto negli occhi.
- No! Puoi riavere il tuo posto, la fedeltà di Tony, Ziva e McGee, l'affetto di Abby ma non tutto tornerà com'era solo perché lo vuoi tu!
Il tono di Gibbs si fece gelido.
- Kate, non intendo parlare qui di questioni private.
Lei sbuffò, infuriata.
- Quello che tu non vuoi, è parlare di questioni private in qualsiasi circostanza. Hai avuto la tua occasione per farlo, adesso non mi interessa più quello che avresti da dire.
Spense il monitor e si volse a prendere la giacca e la borsa, non aveva nessuna intenzione di restare ulteriormente in sua presenza.
Esasperato dalla sua reazione la prese per un braccio e, senza tanti complimenti, la trascinò dentro l'ascensore. Kate era talmente sorpresa che riuscì solo ad esclamare il suo nome in segno di protesta. Per un attimo credette che avrebbe schiacciato lo stop e sarebbe stata costretta a confrontarsi con lui dentro la piccola scatola di metallo. Invece le porte si aprirono a pian terreno e senza lasciarla andare, si avviò fuori dall'edificio e attraversò lo spiazzo fino a dove era parcheggiata la sua macchina. Aprì la portiera del passeggero e senza una parola le fece segno di salire.
Avrebbe potuto rifiutare e andarsene. Contemplò anche, per qualche momento, la possibilità di fargli una scenata. Ma se lui aveva realmente l'intenzione di restare, il problema si sarebbe ripresentato. Sospirando salì in auto, Gibbs fece il giro, salì a sua volta e partì a tutta velocità. Pochi minuti dopo parcheggiò davanti a casa.
Kate rivolse subito lo sguardo al punto in cui, pochi giorni prima, aveva visto il cartello di vendita.
- Così è vero! - esclamò, sorpresa.
Lui, senza rispondere, si avviò alla porta, e Kate lo seguì incerta, stringendo forte la borsa tra le dita.
- Io vado a fare il caffè. - annunciò lui prima di sparire in direzione della cucina.
Kate lo seguì, a disagio.
- Ci sono delle barrette ai cereali da qualche parte.
- Grazie, ma non credo di voler mettere nello stomaco qualcosa rimasto lì per mesi.
Lui la fulminò con lo sguardo.
- Ho fatto la spesa ieri sera, - disse prendendo il dolcificante da uno scaffale e il latte dal frigo.
Adesso era davvero sorpresa. Prima che lei cominciasse a dividere il suo tempo tra il suo appartamento e casa di Gibbs, non c'era stato dolcificante o latte o tanto meno barrette ai cereali in quella cucina, erano tutte cose che usava soltanto lei. Mentre era indaffarato, si permise di osservarlo, si comportava come se la sua presenza fosse del tutto naturale, come se non ci fosse stata l'esplosione e le sue conseguenze a cambiare tutto tra loro.
Quando il caffè fu pronto, gliene passò una tazza, prima di chiederle dove preferiva berlo.
- In soggiorno, - fu la risposta di Kate.
Non voleva scendere nello scantinato dove avevano trascorso insieme la maggior parte del tempo.
Lui annuì, soltanto un'ombra negli occhi ad indicare la delusione per la sua scelta.
Sedettero, ben attenti a lasciare dello spazio tra loro e sorseggiarono il caffè in silenzio per qualche minuto.
Quando lui posò la tazza sul tavolino, Kate capì che era giunto il momento. Non sapeva cosa aspettarsi, e la sua confusione aumentò a dismisura quando lui, semplicemente, disse:
- Mi sei mancata.
Lo guardò, sorpresa dalla sincerità che leggeva nei suoi occhi. Lui proseguì.
- In Messico ho fatto ordine nei miei ricordi ma solo quando sono tornato ho realizzato che stavo di nuovo perdendo qualcosa di importante.
Kate aveva un nodo in gola. Conosceva troppo quell'uomo per non capire quanto gli costasse quell'ammissione. Lui continuò a parlare, senza guardarla.
- La casa era troppo vuota, il bagno era in ordine, non c'era nessuno raggomitolato sul divano a guardarmi lavorare alla barca.
- Gibbs... - cercò di fermarlo.
- Fammi finire, Kate. Non lo dirò un'altra volta.
Lei annuì, il cuore che martellava sempre più forte nel petto.
- Quando me ne sono andato ricordavo solo che io e te avevamo infranto le regole. Ero sicuro che avresti dimenticato in fretta quel bastardo del tuo vecchio capo. Invece quando ti ho rivista eri ancora arrabbiata e ferita, ed era colpa mia.
- No, Gibbs! - protestò lei.
Lui si fece più vicino, e con l'indice le sfiorò le labbra, prima di coprirle dolcemente la guancia con la mano.
- Mi dispiace, Katie. Non avrei dovuto lasciarti in quel modo.
Kate non poté trattenere oltre le lacrime. Un'altra regola era stata infranta, l'uomo che considerava le scuse una debolezza da evitare a qualunque costo, aveva appena ammesso di essersi sbagliato. Lo abbracciò, nascondendo il viso sul suo petto, sollevata quando si sentì stringere a sua volta. Alzò lo sguardo e tentò di sorridere.
- Mi sei mancato anche tu, - fu tutto quello che riuscì a dire prima che le labbra di lui scendessero sulle sue in un bacio appassionato.
*****

Kate aprì gli occhi, un po' disorientata, prima che i dettagli degli avvenimenti della sera prima le tornassero in mente. Dopo essere rimasti a lungo abbracciati sul divano, erano tornati in cucina, spinti dal brontolio dei loro stomaci. Avevano preparato dei panini ed erano scesi a mangiarli nello scantinato, davanti all'unica tv. Aveva notato sul bancone una cornice e, quando lui era tornato in cucina con i piatti, spinta dalla curiosità, l'aveva presa in mano e osservata a lungo. La foto lo ritraeva mentre rideva accanto ad una giovane donna dai capelli rossi e una bambina con gli stessi occhi del padre. Aveva rimesso la cornice al suo posto senza dire niente. Che avesse smesso di nasconderlo era un passo importante, non gli avrebbe detto nulla, fino a quando non fosse stato il primo a parlarne.
Quando era tornato l'aveva abbracciata e mentre le baciava l'incavo tra il collo e la spalla le aveva detto di restare. Non era stata una richiesta, e Kate non aveva potuto fare a meno di sbuffare della sua sicurezza, ma era stata felice di accontentarlo. Ed ora, voltandosi, incontrò un paio di sorridenti occhi azzurri che la scrutavano con attenzione.
Sorrise a sua volta, accarezzandogli la guancia ruvida ma senza la barba che l'aveva adornata fino alla sera prima, mentre i baffi erano rimasti.
- Perché l'hai tagliata?
Lui scrollò le spalle con aria indifferente. Kate decise di punzecchiarlo.
- E' perché DiNozzo ti ha paragonato ad un selvaggio?
Lui sorrise, continuando a guardarla intensamente.
- Che c'è? - chiese infine lei, curiosa.
- Niente, vieni a fare colazione, - le rispose muovendosi per alzarsi.
Kate lo trattenne per un braccio. C'era una cosa importante che voleva dire prima che le mancasse il coraggio.
- Jethro, mi dispiace di averti reso le cose difficili, non ero più me stessa e...
- Lo so, - rispose con serietà, interrompendola. Poi cambiò tono ed aggiunse:
- DiNozzo era sconvolto quando, invece di mangiartelo vivo, hai quasi accettato di uscire con il suo amico. E Abby ha detto che non ti riconosceva più e ha minacciato ritorsioni se non le avessi restituito la sua migliore amica.
Kate gli diede scherzosamente un pugno sul petto.
- Allora è per questo che hai fatto tutto, avevi paura di Abby!
Risero insieme e, quando la risata si spense, decisero che la colazione poteva aspettare ancora un'ora, o forse due. Non c'era fretta, avevano tutto il tempo che volevano per riscoprirsi a vicenda.

Epilogo

Gibbs, uscì dalla doccia e seguì il profumo di caffè che proveniva dalla cucina. Vedere Kate armeggiare in casa sua, con indosso soltanto una delle sue vecchie maglie gli dava una grande soddisfazione. Durante il week end l'aveva accompagnata al suo appartamento, solo per prendere dei cambi d'abito e altre cose indispensabili. Non era stato difficile convincerla a restare per qualche giorno, ed aveva tutte le intenzioni di rendere quella sistemazione permanente.
- Buongiorno!
Lo accolse con un bacio e una tazza fumante del suo caffè preferito. Il modo migliore per cominciare la giornata.
- Non è presto per te?- Le chiese un po' stupito, di solito lui andava in ufficio un'ora prima degli altri.
Lei sorrise divertita.
- A parte il fatto che la mia macchina è ancora nel parcheggio dell'NCIS, non vorrei perdermi la faccia degli altri quando ti vedranno di nuovo seduto alla tua scrivania!
- La mia perfida Katie! Allora corri a vestirti, perché ci sono tutte le loro cose da spostare e tu mi darai una mano!
- Schiavista! - gli rispose spostandosi prima che riuscisse a darle una pacca sul sedere.
Lui scosse la testa ridendo, prima di tornare al suo caffè. I pezzi stavano tornando al loro posto, come prima che l'esplosione complicasse tutto. Kate era la cosa migliore che gli fosse capitata da molto tempo, e ora che era di nuovo con lui, avrebbe fatto tutto il possibile per tenersela al fianco.

Fine

31 maggio 2008

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