NCIS: Una lenta rinascita 10/?
May. 26th, 2008 02:47 am![[identity profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/openid.png)
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Titolo: Riflessioni
Genere: generale, romantico
Rating: per tutti
Avvisi: AU, Kate Todd è sopravvissuta all'attentato di Ari
Personaggi: un po' tutti
N. parole: 825
3x12 Cena italiana (Boxed In)
DiNozzo, Ducky, Kate e McGee erano andati a pranzo insieme anche se Tim stava cominciando a rimpiangere di non essere rimasto in ufficio durante la pausa. DiNozzo aveva cominciato rinfacciandogli di non avergli detto nulla della cena a casa di Ziva di un paio di giorni prima e tra un boccone e l'altro non aveva mai smesso di parlare.
- Insomma, pivello! Cosa ti è passato per la mente di non dirmi niente? - chiese infatti Tony, per l'ennesima volta.
- Io non sapevo che...
- Cosa, pivello? Cosa? - interruppe l'altro.
- Anthony, smetti di importunare il povero Timothy! - intervenne in sua difesa Ducky.
- Quando non ti abbiamo visto, abbiamo pensato tutti che avessi declinato l'invito per uscire con chissà quale delle tue ragazze! - aggiunse Kate.
- Ma c'era persino Parmer! - si lamentò Tony.
Ducky scosse la testa, pensando che sarebbe stato meglio se con loro ci fosse stato anche Jethro. Uno scapaccione e il giovane italiano avrebbe smesso di farli ammattire per una cena mancata.
- E poi da quando tu, Abby e Ziva siete così amiche? Cosa mi sono perso? - aggiunse DiNozzo, rivolto a Kate.
- Tony! - si limitò a replicare con tono indignato e tornò alla sua insalata, decidendo che l'unico modo per superare quel pranzo era non prestargli attenzione.
Ducky approfittò della breve pausa per attaccare con una delle sue tante storie di gioventù e tutti finsero di ascoltarlo attentamente mentre finivano il pranzo.
Tony però era rimasto punto sul vivo. Non poteva togliersi dalla testa che uno dei suoi colleghi avesse semplicemente non considerato di invitarlo. Soprattutto se il qualcuno era la bella israeliana con cui lavorava in coppia da mesi. Gibbs aveva tacitamente affidato a lui buona parte del compito di insegnarle e di questo era lusingato e compiaciuto. E con lei lavorava bene, sotto copertura si capivano al volo. Ziva non aveva esitazioni sul campo, era la partner ideale. Quando si erano finti una coppia sposata era stata più che perfetta e aveva faticato non poco a tenere a mente che stavano solo fingendo, che quei baci infuocati non significavano assolutamente nulla. E poi oltre ad essere bella era anche spiritosa, mentre Kate si indignava per le sue allusioni lei contrattaccava e spesso riusciva a metterlo in difficoltà.
Che poi, ad essere sincero almeno con se stesso, non gli interessava che ci fossero state Kate e Abby, e nemmeno McGee o Palmer. Quello che lo aveva sorpreso davvero e fatto sentire tagliato fuori era stato scoprire che fosse stato presente Gibbs.
Il capo non andava con loro nelle pause pranzo e non li raggiungeva mai al bar dopo il lavoro. Fino a quel momento era sembrata una delle sue tante regole non scritte, eppure a cena a casa di Ziva era andato anche lui. L'unica spiegazione che gli veniva in mente era così pazzesca che si sarebbe preso a sberle sulla nuca da solo per averci pensato. Ma l'intuito gli diceva che c'era qualcosa di vero nel suo ragionamento. Il loro beneamato e facilmente irritabile boss aveva un maggior riguardo verso l'agente Todd da quando aveva rischiato di morire per mano di Ari. Forse in qualche modo si riteneva responsabile per quello che le era accaduto, e non bisognava dimenticare che nonostante Kate fosse tornata tra loro non era ancora al massimo della forma, talvolta era quasi gentile con lei e, prima dell'attentato quel trattamento era stato riservato alla sola Abby. La vocina nella testa che gli diceva che poteva esserci anche dell'altro nel trattamento che il capo riservava a Kate era semplicemente oltraggiosa, e non aveva alcuna intenzione di darle ascolto. Sarebbe stato come dire che tra lui e Ziva c'era qualcosa di più del cameratismo di due colleghi ben affiatati. Non c'era nulla di più falso, anche se Ziva era bella e intrigante e cucinava meglio di un'italiana. Anche un po' inquietante però. Le occhiatacce che gli aveva lanciato durante la cena che gli aveva offerto erano state un ottimo avviso di tenere le mani a posto. Era come se fosse stata capace di leggergli nella mente qualsiasi cattiva intenzione avrebbe potuto venirgli. Come se avesse potuto provarci con una collega senza che Gibbs lo venisse a sapere e gli facesse passare la voglia a suon di scappellotti.
A distoglierlo dal ricordo della cena della sera prima e delle possibili conseguenze a qualcosa che era meglio non farsi venire in mente, ci pensò McGee.
- Tony, se non ti sbrighi a finire rientreremo in ritardo e Gibbs sarà furioso.
Fintamente indispettito, gli tirò un panino.
- Pivello, mi hai rovinato l'appetito!
Scostò il piatto e si alzò, imitato dagli altri, e mentre chiacchierando e scherzando rientravano in ufficio pensò a chi avrebbe potuto chiamare per passare un divertente e possibilmente piccante, fine settimana.
- Insomma, pivello! Cosa ti è passato per la mente di non dirmi niente? - chiese infatti Tony, per l'ennesima volta.
- Io non sapevo che...
- Cosa, pivello? Cosa? - interruppe l'altro.
- Anthony, smetti di importunare il povero Timothy! - intervenne in sua difesa Ducky.
- Quando non ti abbiamo visto, abbiamo pensato tutti che avessi declinato l'invito per uscire con chissà quale delle tue ragazze! - aggiunse Kate.
- Ma c'era persino Parmer! - si lamentò Tony.
Ducky scosse la testa, pensando che sarebbe stato meglio se con loro ci fosse stato anche Jethro. Uno scapaccione e il giovane italiano avrebbe smesso di farli ammattire per una cena mancata.
- E poi da quando tu, Abby e Ziva siete così amiche? Cosa mi sono perso? - aggiunse DiNozzo, rivolto a Kate.
- Tony! - si limitò a replicare con tono indignato e tornò alla sua insalata, decidendo che l'unico modo per superare quel pranzo era non prestargli attenzione.
Ducky approfittò della breve pausa per attaccare con una delle sue tante storie di gioventù e tutti finsero di ascoltarlo attentamente mentre finivano il pranzo.
Tony però era rimasto punto sul vivo. Non poteva togliersi dalla testa che uno dei suoi colleghi avesse semplicemente non considerato di invitarlo. Soprattutto se il qualcuno era la bella israeliana con cui lavorava in coppia da mesi. Gibbs aveva tacitamente affidato a lui buona parte del compito di insegnarle e di questo era lusingato e compiaciuto. E con lei lavorava bene, sotto copertura si capivano al volo. Ziva non aveva esitazioni sul campo, era la partner ideale. Quando si erano finti una coppia sposata era stata più che perfetta e aveva faticato non poco a tenere a mente che stavano solo fingendo, che quei baci infuocati non significavano assolutamente nulla. E poi oltre ad essere bella era anche spiritosa, mentre Kate si indignava per le sue allusioni lei contrattaccava e spesso riusciva a metterlo in difficoltà.
Che poi, ad essere sincero almeno con se stesso, non gli interessava che ci fossero state Kate e Abby, e nemmeno McGee o Palmer. Quello che lo aveva sorpreso davvero e fatto sentire tagliato fuori era stato scoprire che fosse stato presente Gibbs.
Il capo non andava con loro nelle pause pranzo e non li raggiungeva mai al bar dopo il lavoro. Fino a quel momento era sembrata una delle sue tante regole non scritte, eppure a cena a casa di Ziva era andato anche lui. L'unica spiegazione che gli veniva in mente era così pazzesca che si sarebbe preso a sberle sulla nuca da solo per averci pensato. Ma l'intuito gli diceva che c'era qualcosa di vero nel suo ragionamento. Il loro beneamato e facilmente irritabile boss aveva un maggior riguardo verso l'agente Todd da quando aveva rischiato di morire per mano di Ari. Forse in qualche modo si riteneva responsabile per quello che le era accaduto, e non bisognava dimenticare che nonostante Kate fosse tornata tra loro non era ancora al massimo della forma, talvolta era quasi gentile con lei e, prima dell'attentato quel trattamento era stato riservato alla sola Abby. La vocina nella testa che gli diceva che poteva esserci anche dell'altro nel trattamento che il capo riservava a Kate era semplicemente oltraggiosa, e non aveva alcuna intenzione di darle ascolto. Sarebbe stato come dire che tra lui e Ziva c'era qualcosa di più del cameratismo di due colleghi ben affiatati. Non c'era nulla di più falso, anche se Ziva era bella e intrigante e cucinava meglio di un'italiana. Anche un po' inquietante però. Le occhiatacce che gli aveva lanciato durante la cena che gli aveva offerto erano state un ottimo avviso di tenere le mani a posto. Era come se fosse stata capace di leggergli nella mente qualsiasi cattiva intenzione avrebbe potuto venirgli. Come se avesse potuto provarci con una collega senza che Gibbs lo venisse a sapere e gli facesse passare la voglia a suon di scappellotti.
A distoglierlo dal ricordo della cena della sera prima e delle possibili conseguenze a qualcosa che era meglio non farsi venire in mente, ci pensò McGee.
- Tony, se non ti sbrighi a finire rientreremo in ritardo e Gibbs sarà furioso.
Fintamente indispettito, gli tirò un panino.
- Pivello, mi hai rovinato l'appetito!
Scostò il piatto e si alzò, imitato dagli altri, e mentre chiacchierando e scherzando rientravano in ufficio pensò a chi avrebbe potuto chiamare per passare un divertente e possibilmente piccante, fine settimana.
26 maggio 2008
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